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A cura di Federica Gualdani

E ad ogni compleanno

Guardare il cielo

Ed essere d’accordo,

E non avere più paura,

La paura è soltanto un ricordo.

Sono queste le parole di De Gregori che rappresentano lo spirito del flash mob che si è tenuto martedì pomeriggio in Piazza Spose dei Marinai. Un comitato di studenti ha organizzato una manifestazione per cantare un collettivo “no alla guerra”. Cento voci di persone diverse, realtà varie unite con un solo obiettivo: parlare di pace.

 
 
 
 
guerra flash mob

Sarebbe bello se la paura fosse davvero “soltanto un ricordo”. Ma ciò che sta accadendo in questi giorni racconta proprio un’altra storia. Una storia che, però, è ancora possibile cambiare. Il momento ha voluto far passare un messaggio specifico: i giovani credono in un futuro diverso e sono disposti a mettersi in gioco per raggiungerlo. La pace, di cui tanto si discute, è una questione che riguarda tutto il mondo. L’evento si è svolto in un pomeriggio di sole tra musica, parole e riflessioni. “Blowin’ in the wind”, “Generale”, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e Rolling Stones” sono solo alcuni dei titoli che hanno echeggiato in piazza. Sottofondo: lo scrosciare delle onde agitate dal vento. I ragazzi, che si sono impegnati in tre giorni di prove continue, sono riusciti ad allestire un vero e proprio concerto. Seppur “flash”.

Il professore Giorgio Morigi ha coordinato l’intero apparato musicale selezionando i titoli e guidando i suoi (ex) alunni verso quella che si è rivelata una vera testimonianza di impegno e, soprattutto, unità. Anche la location ha giocato la sua parte. La statua della sposa che aspetta il ritorno del proprio uomo dal mare. Le basterebbe riconoscere i colori della vela per poter sciogliere il tormento che attanaglia lei e i suoi bambini. Così come tutte le persone che stanno fuggendo nel disperato tentativo di raggiungere un approdo sicuro. Senza mai smettere di confidare in un ritorno. A casa. Dalle proprie persone.

guerra flash mob

Spesso si ha la concezione che i più giovani manchino di uno spirito critico, di una propria opinione. Non solo: si può credere addirittura che non possiedano i mezzi necessari ad esprimersi. “Conquistare la pace” è la prova del contrario. È essenziale, ora come ora, prendere una posizione. Ed essere in grado di lanciare un appello che raggiunga tutti. Ovvio, forse non basta a fare in modo che “piova un po’ di meno sopra quelli che non hanno un ombrello”. Ma non ci si può abbandonare al terrore o alla non-consapevolezza. Anche il semplice parlare può costituire un vero punto di incontro. Tra persone. Nazioni. Culture.

 
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