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Dopo la presa di posizione della Regione sui bandi per i balneari, con la richiesta di modifiche da inserire nell’impianto normativo delle aste pubbliche, ieri hanno fatto sentire la loro voce anche i sindaci della Riviera. Undici primi cittadini che, attraverso un documento condiviso, sono scesi in campo per ribadire che “la norma sulle concessioni va corretta”. A firmare il documento, oltre al nostro Matteo Gozzoli, anche i sindaci di Rimini Jamil Sadegholvaad, di Ravenna Michele De Pascale, di Riccione Renata Tosi e di Cervia Massimo Medri, oltre ai sindaci di Comacchio, Cattolica, Bellaria, Gatteo, San Mauro Pascoli e Misano Adriatico.

“Condividiamo la preoccupazione e la protesta degli operatori – dicono i primi cittadini – e siamo al loro fianco insieme alla Regione per migliorare una norma che è stata scritta in maniera superficiale, con tante criticità per le imprese del territorio”.

 
 
 
 
 
 
 
 

In particolare gli 11 sindaci insistono sulla necessità del riconoscimento degli investimenti fatti dai gestori attuali. “In questa fase dobbiamo pensare a chi vincerà le gare ma anche a chi non ci riuscirà – spiegano – e crediamo sia giusto prevedere indennizzi congrui, si rischia di favorire grandi gruppi e multinazionali a discapito del nostro sistema turistico». Invece questo riconoscimento è stato inserito in maniera vaga e blanda nella norma sulle concessioni, e per questo i sindaci sperano «che nell’iter di approvazione parlamentare ci sia la possibilità di correggere quella che riteniamo un’incongruenza”.

Sullo stesso piano anche Confartigianato, che non sarà alla manifestazione indetta per il 10 marzo a Roma da Confcommercio e Confesercenti (“Speriamo ancora nel dialogo col governo”, spiega Capriotti), ma condivide le stesse motivazioni. “Per ora nelle varie bozze circolate – spiega il segretario di Rimini – non c’è un riconoscimento né materiale né immateriale che tuteli davvero la professionalità e gli investimenti fatti dalle famiglie”. E questo vale anche nel caso i cui gli imprenditori attuali non venissero confermati nella gestione degli spazi attuali. “Serve il riconoscimento del danno, sia nel caso in cui gli imprenditori non vincano il bando, col riconoscimento di una buonuscita al gestore attuale, sia che decidano di non partecipare alla gara”.

C’è poi un rischio che abbraccia tutto il settore. “Oggi il turismo balneare fa parte di un tessuto turistico rodato, se non c’è la tutela per questo modello rischiamo che ne risenta tutta la filiera”, aggiunge Capriotti, che spiega: “I bagnini hanno una professionalità che ha fatto la fortuna della Riviera, se in vista dei futuri bandi ognuno può diventare bagnino o gestire uno stabilimento c’è il rischio di stravolgere il modello turismo romagnolo”.

La partenza del sistema dei bandi dev’essere poi accompagnata da “norme cuscinetto”, suggerisce il segretario, per esempio “con concessioni transitorie”.

“Tra i tempi necessari per l’approvazione dei testi definitivi e l’uscita di tutti i decreti attuativi – avverte – non è detto che al 31 dicembre 2023 i Comuni siano in grado di far partire i bandi, col rischio di avere confusione o di assegnare queste concessioni a soggetti che non c’entrano nulla col settore”. Bisogna insomma evitare “che un intero settore vada in stallo”, continua Capriotti, come del resto è in parte già successo: “Dopo la sentenza del Consiglio di Stato di novembre – racconta – so personalmente di casi di imprenditori balneari che hanno fermato investimenti già programmati per ripartire con slancio dopo la pandemia, tra nuovi arredi, lettini, manutenzioni e così via. In questo modo si ferma un settore molto ampio, con tutto l’indotto”.

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