fbpx

Una voce per la pace. Meglio, un battito. Un suono che riesce a dare (concretamente) speranza a chi, in questo momento, ne ha più bisogno.

È questo A beat for peace, il nuovissimo singolo a firma del progetto discografico Cemento Atlantico. Un brano che, a modo suo, racconta il conflitto in Ucraina accostandosi all’idea di comunicazione interculturale. Temi di danze, canti che si levano in preghiera, strumenti sintetizzati dall’elettronica che si fondono per portare un messaggio di unità e vicinanza tra popoli.

 
 
 
 
Alessandro “ToffoloMuzik” Zoffoli

Ma non solo: tutto ciò che verrà ricavato dalla canzone sarà poi donato a Save The Children Italia per l’Ucraina. Si tratta di una missione d’aiuto ideata da Alessandro “ToffoloMuzik” Zoffoli. Già da alcuni giorni è possibile scaricare il brano online a questo link e fare un’offerta libera, partendo da 1 euro, da devolvere a Save The Children Italia per l’Ucraina.

Alessandro parla di viaggi, note e quotidianità: “Ho sempre combinato musica e viaggi. Girando per il mondo, infatti, ho capito che molti posti raccontano loro stessi attraverso i suoni. Non mi riferisco solo alla musica tipica di un territorio, ma anche alle formule delle cerimonie, al vociare dei mercati, ai rumori della natura. Sono elementi impossibili da immortalare in una fotografia, ma fondamentali per comprendere la vera essenza di un luogo. Personalmente, visitando ed esplorando, ho catturato moltissimi momenti sonori che poi ho rielaborato. Da qui ho creato le melodie per i miei singoli. Il mio progetto discografico si chiama Cemento Atlantico e raccoglie tutte le canzoni che ho creato utilizzando questa tecnica”.

E dell’iniziativa  a favore dell’Ucraina: “Non sono mai stato in Ucraina ma la situazione a cui stiamo assistendo in questi giorni non può essere ignorata. Per questo ho deciso di dare il mio contributo attraverso ciò che mi viene meglio: la musica. Infatti ho rielaborato l’Hopak (danza tipica Ucraina) con l’ausilio di particolari sintetizzatori per creare una melodia su cui comporre il pezzo. Ho ricevuto l’aiuto di Patrick Murphy alla viola, insegnante di musica dell’Indiana che aveva attirato la mia attenzione durante una lezione di etnomusicologia. In tutta la canzone ricorre il battito cardiaco di un bambino in procinto di nascere, filtrato e trasformato  in un ritmo percussivo. E poi, come parte vocale, compare una voce registrata ai tropici che intona una preghiera alla dea Yemaya, madre della vita e della creazione. Una netta contrapposizione nei confronti degli scenari di morte e distruzione che stanno attanagliando un paese in conflitto. Credo che la musica sia una sorta di linguaggio universale, il mezzo ideale con cui l’uomo può riconoscersi tra diverse tradizioni ed etnie. Ecco perché è il modo migliore per trasmettere un concetto di unità che, ora più che mai, occorre in tutto il mondo”.

 
Inviando questo modulo acconsenti al trattamento dei dati secondo le vigenti norme di Privacy e diritto di autore. Per maggiori informazioni vai alla pagina Privacy e Cookie.

Leave a Reply