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Dopo il tragico incidente sul lavoro accaduto lo scorso 27 marzo a bordo dell’imbarcazione “Nuovo Giapon”, che è costato al 47enne Tiziano Moroni l’amputazione dell’avambraccio, la Flai Cgil apre una riflessione sulla sicurezza nel settore della pesca. Perché – secondo la sigla sindacale – al di là della fatalità del sinistro, ci sono aspetti che, a bordo delle imbarcazioni da pesca, potrebbero essere sensibilmente migliorati.

In poche parole: si può fare di più per prevenire questi infortuni? Secondo Mauro Spazzoli e Lorenzo Biondi, della Flai Cgil Cesena, e Marco Rinaldi, della Flai Cgil Pesca dell’Emilia-Romagna, la risposta è “sì”.

 
 
 
 

E per questo invitano il settore della pesca ed acquacoltura a “rimettersi in discussione” perché – sottolineano – “nel mondo della pesca gli infortuni sono frequenti, e spesso gravissimi. A tale scopo, già dal 2015 in Emilia-Romagna è stato istituito un Tavolo regionale tra Capitanerie, Ausl, associazioni e sindacati della pesca, tecnici della sicurezza, Inail, Regione, pensato per ricercare strategie per prevenire gli incidenti. Dopo aver sospeso le proprie riunioni dai 2019, il confronto deve riprendere immediatamente”.

Poi i rappresentanti della Flai Cgil ricordano che “sindacati ed associazioni della pesca dell’Emilia-Romagna hanno reso disponibile dal 2020 la figura del ‘rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale’, formata nello specifico per il settore pesca. Può aiutare a migliorare le condizioni di sicurezza sulle imbarcazioni, dando un contributo all’analisi dei rischi. È però necessario che tutte le imprese della pesca se ne dotino immediatamente”.

Inoltre, “nel settore della mitilicoltura è necessaria un’armonizzazione delle norme del settore agricolo, dove è inquadrata a livello previdenziale, con quelle del settore marittimo che ne sovrintendono la sicurezza: serve chiarezza nei contratti provinciali agricoli su mansioni e inquadramenti di chi lavora in mare e le norme sulla sicurezza non possono essere difformi tra le varie figure presenti a bordo. Oggi convivono a bordo lavoratori che hanno dovuto sostenere la prova di nuoto e voga, e altri a cui, in quanto operai agricoli, non è neppure richiesto che sappiano nuotare”.

 
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