Sulle tracce di Werner Rein, cappellano tedesco che prestava servizio anche nel campo prigionia di Cesenatico. A intraprendere un lungo percorso fatto di chilometri a ritroso negli anni sono il figlio Wolfgang Rein e i nipoti Benjamin e Dominik che cercano di ricostruire pezzo per pezzo il periodo in cui Werner, ormai defunto, aveva indossato la divisa tedesca durante la seconda guerra mondiale.
Una foto dell’Ospedale di Cesenatico, tutti i diritti riservati Archio Cortesi
Partiti a bordo di una Fiat da Neuruppin, tra Berlino e Amburgo si sono diretti vicino a Taranto, dove il 32enne Werner era stato prigioniero, e poi a Cesenatico dove ad aspettarli c’era Walter Cortesi esperto di seconda guerra mondiale.
In Romagna hanno trovato tracce della sua presenza a Cesenatico, secondo un riscontro fotografico, all’ospedale della città (la struttura è stata demolita e al suo posto ora sorge il Museo della Marineria), alla colonia Agip. A detta dell’esperto Walter Cortesi, doveva essere stato anche nella vecchia chiesa della Madonnina che si trova sulla via Cesenatico.
Lì infatti c’era il terreno adibito a campo di prigionia. Tutto il terreno alla destra della strada procedendo in direzione mare infatti era il luogo in cui erano detenuti soldati dell’esercito tedesco. “A controllarli – spiega Cortesi – c’erano gli alleati: soprattutto inglesi e polacchi. Il campo pow (prisoner of war) è stato operativo tra il maggio del ’45 e il settembre del ’47 ed era un campo satellite della così detta Enklave Rimini”.
“Il 15 Maggio del 1945 – racconta Cortesi – gli inglesi dell’Ottava Armata crearono Enklave Rimini, un’area che si estendeva da Cervia a Riccione che fu il più grande campo di concentramento italiano di lunga durata degli sconfitti della 2° guerra mondiale. Conteneva ben 150mila prigionieri.
Si stima che vi siano transitati circa 300mila prigionieri. In questa grande operazione furono requisiti 40 alberghi, 147 ville, 16 colonie e 5 fabbriche, oltre agli spazi comuni che riguardarono l’evacuazione della popolazione di 20 comuni. Il campo di Rimini era il principale e vi erano così tanti tedeschi che, in quel periodo, fu la più grande città di lingua tedesca al di fuori dei confini della Germania”.
Nella loro permanenza a Cesenatico Walter li ha accompagnati a vedere come sono oggi i luoghi in cui Werner era passato quando aveva 32 anni. Inoltre ha mostrato inedite foto dei campi pow di Rimini e Cesenatico per far vedere ai discendenti del cappellano in quale contesto aveva vissuto.
Da quanto appreso, chi aveva funzioni religiose non era considerato un soldato qualsiasi, bensì una persona che riscuoteva rispetto anche dalle divise di opposte fazioni. Una volta terminate le ostilità e riottenuta la libertà, Werner è tornato in Germania dove morirà nel 1981 all’età di 68 anni.
Da prete protestante ha potuto avere moglie e figli che oggi tessono una rete che si chiama memoria.