Pesca, situazione critica. Un appello, uno sfogo, un sos per chiedere aiuto. È quello che hanno lanciato i pescatori di Cesenatico domenica sera intorno alla mezzanotte. Facce sconsolate mentre salpavano le cime prima di dirigersi ancora una volta verso il grande ignoto.
“Non ce la facciamo più. Usciamo in mare perché non possiamo fare altrimenti ma forse non rientriamo delle spese del gasolio”. Questo il commento che salta di bocca in bocca tra i marinai.
La situazione della pesca al momento è complessa. Non tutte le marinerie d’Italia hanno ripreso il mare nelle ultime ore. Se qualcuno riaccendeva i motori, altri hanno iniziato la serrata. A Cesenatico sono usciti dal porto una ventina di pescherecci con il rifornimento fatto prima dello stop di due settimane fa, ciò ha permesso di affrontare la giornata di pesca. Intanto la congiuntura tutt’altro che favorevole a livello internazionale si riverbera come un’onda anomala sul comparto della pesca.
Lo stop al carburante proveniente dalla Russia non ha provocato altro che un ulteriore innalzamento dei prezzi del gasolio per la pesca che il alcune zone d’Italia oscilla tra 1.15 e 1.30 euro al litro. A Cesenatico ha un costo più basso aggirandosi attorno al litro.
Una città come Cesenatico, che è nata e cresciuta attorno al porto e alla pesca, subisce i contraccolpi di una crisi internazionale su cui anche lo stato può poco.
“Vogliono portarci pian piano al disarmo – commentano da un peschereccio – e questo è un peccato. Non ricordo neanche da quanto faccio il pescatore”.
Tenere i motori fermi un’altra settimana, con ogni probabilità, sarebbe stato un danno sociale oltre che economico. Infatti basti pensare all’equipaggio del Lugarain sentito ieri sera. L’imbarcazione, al momento armata per lo strascico, imbarca 5 marinai. Ciò si traduce in cinque famiglie che rischiano di restare a secco.
La situazione è critica e in continua evoluzione; di certo c’è che, al momento, la pesca a Cesenatico come in Italia, non naviga in buone acque.
