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Il mare è entrato nel fiume Po per 30 chilometri. Non era mai successo. La risalita del cosiddetto “cuneo salino” (ovvero dell’acqua salata alla foce) è un fenomeno naturale grave perché mette a serio rischio l’attività di irrigazione, contamina i terreni e compromette le coltivazioni.

 
 
 
 
 
 
 
 

La situazione conferma la gravità dell’emergenza siccità nel distretto del Po, dove il livello è ancora molto basso. Permangono l’assenza di piogge, nonostante i temporali delle ultime ore abbiano un po’ ristorato la portata. Ma pesano le scarse precipitazioni registrate da gennaio a giugno, sempre al di sotto delle medie stagionali.

Il quadro metterebbe a rischio l’approvvigionamento idrico dell’estate, soprattutto nei comuni costieri, quelli che – sulla scorta delle presenze turistiche – hanno le esigenze maggiori. Per fortuna, a mettere in salvo l’estate e il turismo ci penserà la diga di Ridracoli, dove le sorgenti e le falde garantiscono scorte d’acqua per usi civili, irrigui e turistici almeno sino ad ottobre.

Attualmente il bacino è all’81,4% di riempimento con 26,8 milioni di metri d’acqua disponibili. Calcolando che, ogni mese in Romagna, utilizziamo circa 5 milioni di metri cubi, significa che almeno fino ad autunno l’approvvigionamento idrico sarà garantito. Servirà però un’oculata politica di risparmio per non drenare tutte le risorse perché, nella settimane più calde di giugno, in appena 12 giorni Ridracoli ha perso 1,9 milioni di metri cubi d’acqua. Insomma, la Romagna ha ancora margini di sicurezza, ma quello che, fino ad oggi, era un “bene garantito”, d’ora in poi andrà gestito con nuove logiche e nuove politiche.

 
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