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Dopo aver minimizzato le gravi conseguenze sul nostro sistema turistico, ieri anche l’assessore regionale Andrea Corsini, rinsavito dal suo ostinato “negazionismo”, ha dovuto rettificare, ammettendo che “sì, forse qualche disdetta c’è stata. Soprattutto in Austria dove la notizia è stata ripresa da qualche sito molto letto”.

 
 
 
 
 
 
 
 

Insomma, anche se Cesenatico, sul piano formale, è stata solo sfiorata dallo “stop and go” sulla balneazione, il caso degli “escherichia coli in mare” ha creato un tale scompiglio mediatico che anche la nostra città, alla vigilia del periodo più importante dell’estate, potrebbe pagare dazio sul fronte delle prenotazioni. Anche perché, a Nord, Cervia continua a lamentarsi per le “camere ancora libere”, mentre a Sud, nel riminese, si è arrivati addirittura a contestare i protocolli scientifici con cui si effettuano i prelievi in mare: “I campionamenti di Arpae non sono adeguati per le acque”, ha tuonato l’assessore regionale all’ambiente Irene Priolo, scatenando un putiferio di polemiche.

E le polemiche sgomitano, in particolare, tra gli operatori turistici costretti a rassicurare migliaia di turisti che, dopo il can can mediatico dei “batteri nel mare romagnolo”, hanno telefonato preoccupati chiedendo informazioni. Ovunque “centralini roventi” per colpa di quei cartelli sulla spiaggia con divieto di balneazione rimasti in bella vista per una mezza giornata. Abbastanza per mettere in pericolo l’industria romagnola della vacanza che – dopo la guerra, il Covid, la mancanza di personale ed il caro energia – deve parare anche questo ennesimo colpo.

 
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