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Come ogni anno, puntualmente, anche ieri Ravenna ha vissuto la sua domenica agostana di polemiche al cimitero monumentale in occasione della commemorazione del gerarca fascista Ettore Muti.

Circa una sessantina di nostalgici e di simpatizzanti dell’Anai, l’Associazione nazionale arditi d’Italia – con l’autorizzazione della Prefettura – hanno partecipato alla celebrazione del politico di estrema destra morto nel 1943.

E, come previsto, per Ravenna – città che da sempre si professa simbolo della Resistenza Antifascista – è stata una domenica non facile.

 
 
 
 
 
 
 
 

Quest’anno, per altro, la celebrazione ha assunto un significato ancora più marcato perché siamo ad un mese dalle elezioni politiche e il tema del fascismo, come sempre, sarà al centro dell’agenda della sinistra.

Non a caso, la vigilia dell’appuntamento era stata contrassegnata dalle vibrate proteste del sindaco Michele de Pascale: “Ettore Muti – aveva detto – è stato un violento squadrista, segretario del Partito Fascista, protagonista di violenze ed efferatezze anche nella nostra città. Nel nostro paese l’apologia di Fascismo è un reato. Come può la celebrazione di un fascista non essere considerata apologia di fascismo? Se lo chiedono da anni le associazioni antifasciste della nostra città e tanti cittadini perbene offesi dalla sparuta pattuglia di ‘nostalgici’ del regime fascista che si raduna ogni anno davanti al cimitero monumentale di Ravenna”.

Dal 2017 il corpo di Ettore Muti è stato tumulato in un luogo segreto per volere della famiglia. Eppure l’Associazione Nazionale Arditi d’Italia-Anai organizza la commemorazione al cimitero con il semplice scopo di “commemorare i suoi defunti, nient’altro…”.

E ieri mattina, ad opporsi al corteo, non sono mancati alcuni manifestanti (una ventina in tutto) che hanno esposto cartelli antifascisti ed intonato “Bella ciao” in sottofondo. Alla fine, però, grazie anche al massiccio dispiegamento di forze dell’ordine, non si sono registrati scontri.

 
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