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A quasi un anno dallo storico referendum sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, San Marino approva la sua legge sull’aborto che, quindi, ora non è più considerato reato.

Il Consiglio Grande e Generale, l’organo parlamentare sammarinese composto da 60 deputati, ha infatti approvato la proposta di legge scaturita dalla consultazione popolare del settembre scorso. Sono stati 32 i voti favorevoli, sette i contrari e dieci gli astenuti.
Prima dell’approvazione in aula, c’è stata la dichiarazione inusuale dei Capitani Reggenti, i capi di Stato, che hanno ringraziato la Segreteria istituzionale e le forze politiche che hanno meditato “per raggiungere un risultato che desse attuazione di un referendum”.

 
 
 
 
 
 
 
 

Nella norma, Legge 21, c’è l’obbligo del passaggio attraverso il consultorio per tutte le donne che scelgano di abortire entro la dodicesima settimana di gravidanza. Con la sola possibilità di optare per un incontro da remoto, attraverso uno schermo. Non è passato un emendamento che voleva rendere questo accesso facoltativo, per tutelare liberà scelta e privacy.
“Festeggiamo, ma dobbiamo essere consapevoli che è un punto di partenza”, è stato il commento dell’Unione donne sammarinesi (Uds) promotrice del referendum.

Ad approvazione sancita, le donne del movimento, provenienti da tutti gli schieramenti politici del Paese si sono ritrovare in Piazza della Libertà e davanti a Palazzo Pubblico per festeggiare.
“Ci voleva l’organizzazione e la forza di Uds per farcela, tutte assieme, anello di una catena emancipatoria che parte da lontano e non si ferma qui, non si ferma più. Ce la intestiamo tutta”, ha commentato su Facebook Vanessa Muratori, ex parlamentare di sinistra e prima donna in politica ad intraprendere quasi 20 anni fa la battaglia per l’aborto.

 
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