Segnatevi questo nome: Nicola Mughetti. Parleremo del suo traguardo personale all’Iron Man e di cosa si nasconde dietro la fatica. Siamo tutti abituati a vedere solo la parte finale dello sport: i traguardi, i tempi, le gare. Solo di rado l’attenzione si sposta sulla preparazione.
Per chi non lo sapesse, l’iron Man si è disputato a Cervia lo scorso week end e è una sfida sfiancante che si traduce in 3,8 km di nuoto in mare, 180 km di bici e 42,2 km di corsa (una maratona).
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Nicola raccontaci il tuo Iron Man partendo dalla fine.
“L’ho concluso in 9 ore 5 minuti 56 secondi, sono l’unico di Cesenatico a essere stato abbondantemente sotto le 10 ore. Sono arrivato 78esimo su 2200 e 16esimo di categoria su 221”.
Per un traguardo e una sfida del genere che preparazione hai affrontato?
“Una preparazione di 11 mesi per un totale di 2000 km di corsa, 10mila bici e 330 di nuoto. Hanno fatto parte di questa fase anche la partecipazione alla 9colli, la Granfondo del Sale, la maratona di Roma e due Iron Man middle distance (quindi la metà del percorso di Cervia)”.
A sentirlo raccontare sembra una passeggiata…
“La parte più dura è stata quella estiva perché aumentavano i volumi di allenamento e le temperature. La sveglia era alle 4.30 per iniziare due ore di allenamento al fresco. È stata un’estate con due allenamenti al giorno a cui va aggiunto il lavoro”.
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Durante la gara hai mai detto “basta”?
“Non ho mai avuto momenti di scoraggiamento perché ero troppo motivato e anche quando ho avuto una crisi ero talmente carico che sono riuscito a superarla. Non ho fatto tutta la fatica della preparazione per nulla”.
Che tipo di crisi?
“Dopo 26 km di maratona all’ennesimo gel che ho mangiato mi è venuto un blocco intestinale e ho perso 5 minuti pprima dipoter ripartire. È stata dura, a causa dei crampi ho rallentato la corsa e mi sono alimentato solo a liquidi. Mancavano ancora 16 km ma mi ha aiutato tutta la forza mentale e il desiderio di arrivare alla finish line. Se non mi fossi fermato avrei fatto la gara della vita”.
Quali sono stati i momenti più belli invece?
“La bici è la disciplina che mi è riuscita meglio. Poi ho avuto molto tifo tra amici e parenti e raggiungere il traguardo con loro è stato fantastico. E proprio alla mia famiglia ho dedicato questa vittoria e me la dedico perché è stato un impegno incredibile e aver raggiunto questo obiettivo cosi ambizioso mi ha ripagato di tutti gli sforzi”.
E il nuoto? Ricordo che tempo fa dissi che in un triathlon avevi pensato di abbandonare a causa della calca.
“La parte del nuoto è la più complessa. La partenza è molto concitata e in acqua capita di ricevere calci e schiaffi a causa delle resse. Per questo mi sono impegnato a mantenere la calma e ripensavo al fatto che in fin dei conti la gara era appena iniziata”.
Dopo una sfida così cosa si può cercare di più?
“Mi sono iscritto a un altro Iron Man che ci sarà nel 2023. Andrò ad Amburgo a giugno, ma prima ancora Nove Colli e Maratona di Barcellona. Il mio sogno è andare alla finale mondiale dell’Iron Man delle Hawaii, lì proprio dove è nata questa disciplina. Per qualificarsi è tutta una questione di tempo”.
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La notte prima dell’Iron man cosa ti passa per la testa?
“E’ stata strana, ci hanno detto sabato sera che avremmo corso domenica, un preavviso di poche ore. (La data originaria è stata spostata per maltempo, ndr). Sabato sera sono arrivato alle 22.30 per depositare tutto e sono tornato a letto a mezzanotte; ho dormito 4 ore. Ma mi sono presentato rilassato alla gara”.
E il giorno succcessivo invece?
“Mi è scoppiata una gran pubalgia e per due o tre giorni ho fatto fatica a camminare, ma ogni volta che provi quel deolore sai che deriva da uno sforzo immane che dà tanta soddisfazione”.