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Le voci delle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Cesenatico si rincorrono da tempo in città. Negli ultimi anni, molte attività sono passate di mano a imprenditori provenienti dalle regioni meridionali che, con una sospetta disponibilità di cash, sono riusciti ad acquistare – uno dopo l’altro – diversi locali storici di Cesenatico.
Per questo, l’indagine della Finanza – che andrà ovviamente convalidata in fase processuale – non ha sorpreso nessuno.
Chi fa impresa a Cesenatico sa benissimo quanto sia difficile ritagliarsi marginalità per investire in nuove attività. E dunque certe trattative-lampo, condotte con ampia disponibilità economica, hanno sollevato tanti rumors.

 
 
 
 
 
 
 
 

Nell’indagine della Finanza cinque misure cautelari riguardano un’intera famiglia di origine calabrese residente a Cervia, un presunto prestanome che abita a Imola ed un bolognese residente a Cesenatico.

Diverse anche le aziende coinvolte come la ditta cesenaticense “Dolce Industria” dichiarata fallita dal tribunale di Forlì nel novembre 2019 e che aveva la sua sede amministrativa a Cervia in via Levico.

Nei guai anche due società, sempre del ramo pasticcere, “Dolciaria Italiana” e “Dolce Industria” riconducibili al nome di maggior spicco di questa inchiesta della Guardia di Finanza: si tratta del politico Francesco Patamia, presidente e fondatore del partito Europei Liberali e candidato alla camera nelle ultime elezioni con la lista “Noi moderati” di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza.

 
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