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Il porto di Cesenatico si sta spopolando. Sono sempre meno i pescherecci caratteristica di quello che storicamente è uno dei porti tipici della Regione Emilia Romagna. Mario Drudi, della Coop. Casa del Pescatore, spiega e approfondisce le concause che puntano come siluri contro il settore della pesca.

 
 
 
 
 
 
 
 

Cosa sta succedendo al settore della pesca?

“Le marinerie italiane hanno già dato in quanto a riduzione dello sforzo di pesca a favore del riequilibrio degli stock ittici. Ma c’è una legislazione europea che da 25 anni ritiene la pesca con sistemi a traino (strascico e volante) una pesca distruttiva e i nostri mari sovra-sfruttati. Nel corso degli anni ci sono state sempre più limitazioni per la pesca ma mai un’analisi approfondita sulla loro efficacia. Non si è considerato lo sforzo di pesca introdotto dalle marinerie frontaliere, non si è valutata la riduzione degli stock ittici apportata dalla presenza massiva di tonni che pascolano e proliferano indisturbati in alto Adriatico e neppure gli effetti dei cambiamenti climatici”.

mario drudi

Avevamo 50 barche che conferivano al mercato ittico, ora sono la metà

Mario Drudi

Qual è la situazione del porto oggi?

“Le politiche dell’Ue hanno dimezzato nel corso degli anni il numero delle imbarcazioni nei porti compreso quello di Cesenatico. Siamo passati da 14 coppie per la pesca a volante degli anni 80 a 2. Avevamo 50 barche che conferivano al mercato ittico, ora sono la metà. Cosa vogliono ancora? Dietro alle attività c’è un’ampia filiera che va salvaguardata. È fatta di commercianti all’ingrosso, al dettaglio, di officine e cantieri navali. La fitta rete di ristoranti darebbe appetibile anche senza la flotta che pesca pesce selvatico?”.

Qual è la situazione negli altri paesi?

“Si fa finta di non considerare che esistono paesi frontalieri con flotte di primo ordine sia in Adriatico che in Mediterraneo che non sono sottoposte alle nostre limitazioni. Questo a causa di lobbismo travestito da ambientalismo visto che una delle peculiarità delle nostre marinerie è che la proprietà della barca appartiene ai pescatori; nel mondo gli armatori delle barche sono spesso la gdo e grandi gruppi economico finanziari”.

pesca tonni calimero

E il rigassificatore?

“Poi c’è anche la questione del rigassificatore funzionante a ciclo aperto a Portoviro (Rovigo). Preleva milioni di metri cubi di acqua con nutrienti per restituirla al mare distillata e noi ora si ragiona di aggiungerne un altro al largo di Ravenna in Emilia Romagna”.

Qual è secondo lei lo scenario futuro?

“È fatica dire per quanto la situazione possa andare avanti se le imprese della pesca non sono trattate come tutte le altre. Gli investimenti non sono remunerativi per le direttive Ue. Le barche le vogliamo ancora o no? I mercati ittici li vogliamo ancora o no? Perché se la scelta è che il pesce si pesca altrove e a farlo devono essere i grandi gruppi basta che lo dicano chiaramente”.

La speranza però…

“Non è facile essere ottimisti e ci battiamo perché Cesenatico rimanga un polo attivo per la pesca. Esiste una professionalità che si tramanda da generazioni, c’è un polo commerciale di grande valore tanto che sono stati fatti investimenti importanti per la logistica a terra (banchine portuali fino al mercato ittico). Noi ci battiamo. Come diceva De Andrè? In direzione ostinata e contraria”.

 
Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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