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Sulle estrazioni di gas in alto Adriatico – per molti una soluzione che potrebbe risolvere, almeno in parte, il problema della dipendenza dalle fonti energetiche di altri stati – da Ravenna arriva un’indicazione chiara.

“Sono 43 i miliardi di metri cubi ufficiali di gas nel sottosuolo italiano, 100 quelli possibili – spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ospite di un convegno organizzato da Confindustria Ceramica – ma se aggiornassimo gli studi geologici scopriremmo che la disponibilità di gas nazionale supera i 200 miliardi, una parte consistente dei quali è in Alto e Medio Adriatico. Lasciarli dove sono è un delitto economico”.

 
 
 
 
 
 
 
 

Questa dunque la sintesi dell’incontro ravennate che si è sviluppato poi attraverso una tavola rotonda coordinata da Monica Maggion, a cui hanno preso parte Aurelio Regina, delegato Energia per Confindustria, Marco Falcinelli, segretario Generale Filctem CGIL, Lapo Pistelli, director Public Affairs Eni, Stefano Venier, ad di Snam e Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica. Le conclusioni sono state tratte da Vincenzo Colla, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Emilia Romagna e da Vannia Gava, viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica.

Per Colla, in particolare, è “auspicabile proseguire sulle concessioni esistenti, per nuove piattaforme sarà necessario parlare col governo per una presa di responsabilità comune e giuste compensazioni per i territori”.

 
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