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Sulla “pace fiscale” il Governo di centro-destra mantiene le promesse, concedendo un po’ di ossigeno ai contribuenti italiani, soprattutto a chi – non per furbizia ma per necessità – non è riuscito sempre a far fronte ai propri obblighi esattoriali.

Nei prossimi giorni, il Consiglio dei ministri darà il via libera alla legge di bilancio per il 2023 e c’è grande attesa per il capitolo che prende il nome di “tregua fiscale”. Un mosaico di interventi dal duplice obiettivo: tendere la mano ai contribuenti e recuperare quante più risorse da destinare al taglio delle tasse e agli aiuti per famiglie e imprese contro il caro bollette.

 
 
 
 
 
 
 
 

Le maggiori aspettative, anche per l’ampiezza delle platee interessate, riguardano le misure sulla riscossione. La strada immaginata per le cartelle esattoriali dovrebbe riguardare innanzitutto i debiti iscritti a ruolo per importi fino a mille euro, per i quali si studia la cancellazione totale delle pendenze, in un ambito temporale esteso ai carichi affidati all’agente della riscossione fino al 2015. Non si tratterebbe di “fare condoni o sconti”, ha precisato il viceministro all’Economia con delega alle Finanze, Maurizio Leo, ma di rispondere all’esigenza di eliminare le partite per cui “gli oneri di riscossione sono più elevati rispetto agli introiti per le casse dello Stato e degli enti locali”.

Nelle intenzioni del Governo, lo stralcio varrà per i singoli carichi affidati all’agente della riscossione. Per fare un esempio, in presenza di una cartella da 1.300 euro composta da 800 euro di mancati versamenti Iva, 300 Ires e 300 Irpef, potranno essere stralciati tutti i debiti.

Per i debiti iscritti a ruolo sopra i mille euro, il meccanismo allo studio è invece simile alle ultime rottamazioni: l’imposta si pagherebbe per intero, con lo sconto della componente sanzioni e interessi che si potrebbe saldare sotto forma di un forfait del 5 per cento. E anche qui i versamenti potrebbero essere dilazionati in cinque anni. Sembra al contrario tramontata per problemi di copertura la possibilità, valutata nelle scorse settimane, di una riproposizione, con le dovute correzioni, del “saldo e stralcio” per i debiti tra i mille e i 3mila euro, con il pagamento a forfait del 50% comprensivo di imposte, sanzioni e interessi, e la facoltà di saldare tutto a rate in un arco temporale di cinque anni.

La tregua fiscale non dovrebbe riguardare soltanto le cartelle. E’ infatti al vaglio del Mef la possibilità, per le annualità 2019 e 2020, di una riduzione drastica delle sanzioni dopo gli avvisi bonari inviati dall’agenzia delle Entrate, applicando penalità amministrative del 5%, e concedendo due anni di tempo per rateizzare il pagamento. Il biennio scelto non è causale: il 2020 è l’anno della pandemia, quello che ha visto le difficoltà maggiori da parte di famiglie, imprese e lavoratori autonomi nel rispettare le scadenze per i versamenti.

Il governo potrebbe addirittura andare oltre e andare incontro a chi non è riuscito a pagare il dovuto nel 2022, consentendo l’azzeramento delle sanzioni e il versamento dell’importo dilazionato in un certo lasso temporale. Potrebbe essere l’antipasto di una futura riforma fiscale da mettere in cantiere a partire dal 2023, che potrebbe insistere proprio sul tema delle sanzioni e sulle duplicazioni che finiscono per vessare chi incappa nei controlli.

 
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