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Volano gli stracci nella famiglia Amadori che, il prossimo 13 dicembre, sfilerà davanti al giudice del lavoro per l’udienza preliminare di una causa che ricorda tanto una soap degli anni ’80 (“Dallas” o “Dynasty” fate vobis).

Da una parte Francesca Amadori, licenziata dall’azienda di famiglia e, dall’altra, la Gesco, la cooperativa che guida il gruppo di San Vittore leader del settore avicolo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Francesca – che al momento del licenziamento dirigeva l’area comunicazione dell’Amadori – oltre ad un risarcimento danni (per il momento non quantificato), chiede di essere reintegrata nel posto di lavoro in quanto convinta che quel provvedimento fosse ispirato da discriminazione di genere. In sostanza, Francesca sostiene di “non aver mai avuto la carica di dirigente”, in un contesto dove in generale “i membri del Cda sono sempre stati maschi e la qualifica dirigenziale era appannaggio solo del genere maschile”.

Da parte sua, non è per nulla tenera la risposta legale del gruppo Amadori che – infastidito da questo clamore mediatico e dalle gravi accuse di cui dovrà rispondere – chiederà a Francesca Amadori un maxi risarcimento per il danno d’immagine subito. Secondo l’Amadori, infatti, con le sue reiterate uscite sui giornali e su internet, Francesca Amadori avrebbe condotto un’escalation di diffamazioni, mettendo in cattiva luce l’intera azienda ed in primis il presidente di Gesco Denis Amadori (suo zio) e l’ora ex Ad dell’azienda Berti.

 
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