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Tanti lutti eccellenti quest’anno in Emilia Romagna, un lungo rosario di morti che l’agenzia regionale Ansa ha ripercorso in questi giorni in un doloroso viaggio a ritroso.

CALISTO TANZI, RE DELLA PARMALAT FINITA NEL CRAC

Alla fine del Novecento, sull’impero Parmalat non tramontava mai il sole. Più di cento stabilimenti in vari continenti e un marchio con una radice fortissima nella pianura padana, ma noto nel mondo. A crearlo dal niente fu Calisto Tanzi, morto il primo di gennaio all’ospedale della sua città all’età di 83 anni, passato dai vertici del capitalismo italiano alla polvere provocata dal crac miliardario di quello che la Procura di Parma ha definito “la più grande fabbrica di debiti della storia della finanza europea”. Il 27 dicembre 2003 Tanzi venne arrestato, a dicembre 2010 arriva la condanna per Tanzi a 18 anni.

MARINO GOLINELLI, 101 ANNI DI IDEE E FILANTROPIA

Negli ultimi anni, a chi gli chiedeva di tracciare un bilancio del suo secolo di vita e di successi, Marino Golinelli rispondeva sempre che preferiva guardare al futuro. Il 19 febbraio, a 101 anni, è morto a Bologna, città dove ha lasciato un segno indelebile come industriale farmaceutico e filantropo, appassionato di scienza e di arte. Fondò, subito dopo la guerra, una piccola casa farmaceutica che con il tempo è diventata una multinazionale, l’Alfasigma, negli ultimi anni amministrata dai suoi figli, mentre lui seguiva le sue passioni come l’Opificio Golinelli, una cittadella della scienza dedicata ai giovani.

ANTONIO LA FORGIA, L’ADDIO DOPO LA SEDAZIONE PROFONDA

Il 10 giugno Antonio La Forgia, ex deputato ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna, 78 anni, muore nella sua casa di Bologna. Era in sedazione profonda, percorso scelto, con consenso informato, dopo un anno e mezzo affetto da un tumore.
La moglie, Mariachiara Risoldi, aveva raccontato l’addio al compagno, con amarezza: “Antonio ha iniziato un viaggio di sola andata, con serenità, con la sua grande famiglia allargata attorno. Per la legge il suo corpo è costretto ad essere ancora qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero. Siamo un paese veramente ipocrita”.

 
 
 
 
 
 
 
 

MAURO FORGHIERI, L’INGEGNERE NELLA STORIA DELLA FERRARI

Figlio di un meccanico della Ferrari, ha fatto la storia del Cavallino. l’ingegner Mauro Forghieri è morto a 87 anni il 2 novembre: direttore tecnico della scuderia di Maranello, sette titoli conquistati in rosso quando le corse erano ancora in bianco e nero, tra il 1962 ed il 1971 e tra il 1973 e il 1984, quattro mondiali piloti e oltre 50 Gp vinti. Modenese, protagonista di tempi che l’ex presidente Montezemolo ha ricordato come “anni meravigliosi” per la Ferrari e per l’Italia interi. Stretto collaboratore del Drake, il suo nome è fra quelli dei grandissimi dell’automobilismo.

GIOVANNA QUADRERI, IN GUERRA ERA LA STAFFETTA LIBERTÀ

Il suo nome di battaglia era ‘Liberta’ e il 27 marzo 1945 salvò un paracadutista irlandese dalla morte durante l’operazione ‘Tombola’, l’assalto delle forze anglo-partigiane contro i nazifascisti, sull’Appennino emiliano. Giovanna Quadreri, 93 anni compiuti il 14 luglio, data della presa della Bastiglia nella Rivoluzione francese, come amava ricordare, è morta a Reggio Emilia nel Giorno della Memoria, il 27 gennaio. Ne aveva solo 15 nell’autunno del 1944 quando per andare a cercare la sorella Laura, nome di battaglia ‘Foresta’, morta nel 2013, si unì alla formazione cattolica delle Fiamme Verdi.

MATTEO INCERTI, SUA LA STORIA DEL SOLDATO MARTIN ADLER

Aveva solo 50 anni ed è morto per un malore improvviso tra i nativi del Canada, dove stava presentando il libro ‘I pellerossa che liberarono l’Italia’. Giornalista, scrittore, il reggiano Matteo Incerti lavorava al gruppo parlamentare del M5s, uno dei primi attivisti in Emilia. E’ stato protagonista della storia del soldato americano Martin Adler che, durante la guerra, scattò una foto a tre bambini di Monterenzio sull’Appennino bolognese. Grazie anche alla mediazione di Incerti Adler, oggi 97enne, riuscì a rintracciarli, poi ad incontrarli. Durante il 2022 sono morti anche due dei tre ‘bimbi’: Bruno e Giuliana Naldi.

VITTORIO ADORNI ED ERCOLE BALDINI, LEGGENDE DELLA BICI

La vigilia di Natale se n’è andato Vittorio Adorni, vincitore del Giro d’Italia 1965 e del mondiale del 1968 a Imola. Parmgiano, 84 anni, è stato uno dei primi sportivi professionisti che, una volta lasciata l’attività, hanno intrapreso la carriera di commentatore televisivo. Con Ercole Baldini, morto a 89 anni il primo dicembre, lo sport ha perso uno dei ciclisti italiani più grandi di tutti i tempi. E’ stato l’unico a vincere in carriera una medaglia d’oro olimpica, un campionato del mondo e una grande corsa a tappe, il Giro d’Italia. Si aggiungono un titolo iridato su pista e un record dell’ora, nel 1956, quando era ancora dilettante, primato sottratto a Jacques Anquetil, al Vigorelli. Forte contro il tempo, fu definitamente “il treno di Forli” come lo celebrò in musica Secondo Casadei, suo conterraneo. E un altro romagnolo della bici era morto il 6 luglio, a 86 anni: Arnaldo Pambianco, detto ‘Gabanin’, che nel 1961 vinse il Giro d’Italia.

SINISA MIHAJLOVIC, I GOL, LE PANCHINE E LA MALATTIA

Se n’è andato a 53 anni il 16 dicembre, cedendo alla leucemia che l’aveva colpito nel 2019 quando l’aveva annunciata pubblicamente. Tante le vite vissute da Sinisa Mihajlovic, lui che raccontava di avere negli occhi il dolore della guerra e di non vergognarsi delle lacrime. Nato a Vukovar, vinse la Coppa dei campioni a 22 anni con la Stella Rossa di Belgrado. In Italia ha giocato con Roma, Sampdoria, Lazio e Inter ed è diventato famoso per come calciava le punizioni. Da allenatore ha collezionato più esoneri che successi, ma è stato apprezzato per la tenacia. Anche sulla panchina del Bologna, l’ultima, dove ha continuato a lottare con la malattia che sembrava avergli dato scampo e che invece se lo è portato via.

 
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