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Scalzate dalle prime pagine dal terremoto, le violente mareggiate che hanno colpito Cesenatico gli scorsi 21 e 23 gennaio rappresentano, in termini economici, un problema assai più rilevante dello sciame sismico.

L’estate è ancora lontana e dunque, ai primi refoli di primavera, la spiaggia sarà come al solito perfetta, ma intanto l’emergenza prioritaria resta la ricostruzione delle dune di sabbia perché, senza un argine a protezione del lungomare, nel caso in cui si verificasse un fenomeno analogo a quello di una settimana fa, il bilancio potrebbe essere molto più grave.

 
 
 
 
 
 

In quasi tutto l’arenile romagnolo, le dune di sabbia, nel corso dell’ultima tempesta marina (che ha soffiato sotto costa fin oltre 93 km/h), sono state quasi spazzate via (emergenza a Cesenatico e Bellaria). Nel nostro comune situazione critica, in particolare, a Valverde, dove il mare le ha del tutto spianate. La spiaggia, in realtà, è scesa un po’ ovunque di 40 centimetri e 200.000 metri cubi di sabbia sono stati strappati alla duna.

Adesso dunque, con un inverno ancora davanti, bisogna ricostruirle. E fare in fretta. Perché, come ha sottolineato nei giorni scorsi anche il coordinamento delle cooperative balneari di Legacoop, “senza duna non si può restare”.

Il problema è ovviamente anche economico perché la sabbia costa tanto e, con i drammatici cambiamenti climatici in atto, è probabile che le sue quotazioni crescano ancora. E allora, poiché gli esperti prevedono che il livello dell’Adriatico salirà di 5 centimetri in 10 anni, sarà fondamentale che lo Stato e la Regione continuino a portare avanti una programmazione certa sugli investimenti sperimentando anche soluzioni innovative.

 
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