‘La mitologia femminile della Romagna’ è l’argomento che verrà affrontato oggi alle 16, nella sala convegni del Museo della Marineria. In questo incontro organizzato dall’Università per gli adulti, si affrontano i temi legati appunto ai miti femminili.
Dagli etruschi ai Celti, la cultura matriarcale nella nostra terra si è poi radicata nell’immaginario collettivo, producendo personaggi fantastici, tutti, non a caso, declinati al femminile e volti ad esorcizzare la paura della morte.
La Troia macóda, la Varsiria, la Borda, la Bèsabova, la Segavëcia, sono solo alcune delle figure entrate a far parte della mitologia romagnola, in una trasposizione allegorica dei peccati capitali, che convergono tutti al male peggiore, il trapasso, che in Romagna viene definito in modo assai inusuale: mitizzare la donna significa infatti esorcizzarne la paura dove è più forte il matriarcato, la paura della morte e il dolore ad essa legato è meno sentita, perchè, antropologicamente parlando, la donna è sempre associata al grembo materno, quindi al ritorno alle origini e alla tomba.
L’esperta Silvia Togni – originaria di Ravenna – spiegherà anche le radici di alcune espressioni dialettali, come «ch’u t vegna un colp», «mo t’ci tè», «ch’u m vegna un azident», «t’ci incora a e’ mond?». La Togni è interprete e traduttrice, svolge l’attività di insegnante e guida turistica nelle lingue francese, inglese, portoghese, russo e spagnolo. Ha pubblicato libri per ragazzi e per adulti, di cui l’ultimo sulle traduzioni in dialetto romagnolo della Divina Commedia. Sul periodico ‘La Ludla’ dell’Istituto Friedrich Schürr ha pubblicato in cinque puntate la ricerca sulle figure mitologiche femminili della Romagna.