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E’ bufera sull’ex consigliere comunale della lista civica “Cesena siamo noi” Vittorio Valletta che, nel suo profilo Facebook, un’ora dopo la morte di Berlusconi, ha postato un fotomontaggio davvero infelice con la scritta “Meno male che Silvio… non c’èè”.

Un saluto beffardo ed irridente che i più indulgenti hanno bollato come una “caduta di stile” ma che, condiviso in altre chat, ha scatenato una ridda unanime di accuse con insulti, offese, l’invito a “scusarsi” ed il richiamo ad “avere rispetto non tanto per chi muore, ma almeno per il dolore di chi resta”.

Ma al di là dei commenti (partigiani) della controparte politica che l’ha riempito di offese (Fratelli d’Italia ha inviato una nota per stigmatizzare il post), anche sulla sua pagina social la boutade di Valletta ha sollevato un coro di pesantissime critiche (quasi 400 i commenti!). “Finirai nel dimenticatoio – ha scritto qualcuno – e verrai ricordato come colui che ha pubblicato questo post”.

“Bruttissima figura – lo redarguisce un altro – capirei se il post fosse di un ragazzino ma lei è una persona adulta. Davvero, brutta figura”. “Poverino se non fosse per la circostanza saresti quasi da compatire … detto questo resti un (bip) che ha pubblicato un post misero”. E questi sono ovviamente i commenti più tolleranti…

 
 
 
 

L’ex consigliere comunale della lista civica “Cesena siamo noi” (è ancora membro del direttivo…), incurante della clamorosa gaffe, non ha cancellato il post, ha risposto qua e là in modo ironico a qualche commento, restando coerente con quella che, al di là dell’appartenenza politica, non può che essere considerata un’imbarazzante caduta di stile. Di quelle che difficilmente – ha sottolineato qualcuno – “gli consentiranno, anche in futuro, di riprendere l’attività istituzionale”.

La morte, per carità, come ha sottolineato anche l’ultimo segretario del partito comunista Achille Occhetto – non cancella il giudizio politico. Che può essere severo, spietato, anche astioso e persino vendicativo.

Ciò che è umanamente inaccettabile di fronte alla morte di un uomo è lo sfottò, lo sberleffo fine a se stesso, quella foto cinica e canzonatoria che certifica, almeno in questa circostanza, un’aridità di valori ed una violenza concettuale che – a destra come a sinistra – tutti fortunatamente hanno stigmatizzato.

 
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