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E’ stato, fino al 2018, uno dei grandi protagonisti della politica locale. E così la notizia dell’arresto del leghista Gianluca Pini ha fatto scalpore anche a Cesenatico dove ha più volte indicato la linea del Carroccio.

Pini è stato arrestato nell’ambito di una maxi operazione con 34 provvedimenti di custodia cautelare (alcuni in carcere) e sequestri per 63 milioni di euro.

La procura di Forlì contesta corruzione e traffico di sostanze stupefacenti: le ordinanze sono state eseguite dalla Questura di Forlì e di Modena, ma anche in Germania e Belgio. Coinvolta la direzione distrettuale Antimafia di Bologna.

Due i filoni dell’inchiesta, entrambi facenti riferimento a due forlivesi: il primo è un imprenditore dell’autotrasporto (con precedenti penali) e l’altro è stato parlamentare fino al 2018, oggi imprenditore.

Nessun nome è stato diffuso dagli inquirenti. Ma ci sono conferme in merito all’identità di quest’ultimo: si tratta di Gianluca Pini, all’epoca deputato della Lega, oggi amministratore di una società di import-export nonché titolare di diversi ristoranti nella sua città, Forlì.

Fino a poche settimane fa, era attivo anche sul fronte della consegna di piatti per gli alluvionati. Attualmente non ha più un ruolo politico attivo: da tempo aveva rotto con la Lega di Matteo Salvini. L’arresto è avvenuto alle 6.30 di ieri.

Secondo la procura di Forlì, Pini “sfruttava conoscenze di alto livello maturate grazie all’incarico istituzionale ricoperto in seno al Parlamento”, in maniera da “garantirsi la presenza di persone a lui asservite all’interno di diverse istituzioni pubbliche locali e nazionali”. Questi “a richiesta”, “garantivano i suoi interessi dall’interno dell’Amministrazione di appartenenza”. Il loro “asservimento” era “stabile”: “Pubbliche funzioni – scrive la procura – asservite a interessi economici prettamente personali”.

 
 
 
 

Tutto parte da un’indagine avviata nel 2020, che vede Gianluca Pini indagato per aver fornito 3,3 milioni di mascherine dalla Cina all’Ausl Romagna per sei milioni di euro.

Era la primavera, la prima fase della pandemia, quando tutta la sanità cercava dispositivi di protezione dal Covid. Altri sette gli indagati, in tutta la Romagna per quel filone. L’operazione ha portato agli arresti, anche, di “pubblici funzionari presso l’Ausl Romagna”. Nonché, scrive la procura, “presso la Prefettura di Ravenna e le forze dell’ordine”. 

 
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