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Chiunque abbia imboccato, almeno una volta nella vita, l’autostrada A14 – transitando all’altezza di Faenza – si sarà imbattuto nella tradizionale puzza, un segno distintivo facilmente riconoscibile per l’olfatto di ogni essere umano.

Ma quei miasmi nauseabondi sprigionati dalle aziende di ceramica della città malfreda sono davvero innocui per il sistema respiratorio? Torna a chiederselo la consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in un’interrogazione alla giunta regionale nella quale sollecita “interventi concreti” da parte di Arpae, Comune di Faenza e aziende presenti in quella zona “per diminuire e controllare le emissioni odorigene e, più in generale, le emissioni in atmosfera e migliorare la pessima situazione che si trascina da anni nella zona compresa tra l’autostrada A14 e Faenza”.

La capogruppo del Misto, inoltre, vuole sapere quali sono “i dati sulla qualità dell’aria nella suddetta zona industriale e nei suoi immediati dintorni e quali, in particolare, gli impatti odorigeni” e perché negli anni “non sia mai stato prescritto e condotto uno studio epidemiologico sulla salute dei cittadini di Faenza per valutare l’impatto cumulativo delle emissioni odorigene e, più in generale, delle emissioni in atmosfera prodotte dalle aziende insediate nella zona, in particolare distillerie e ceramiche”.

Gibertoni scrive che da settimane “un’aria satura di odori insopportabili causa bruciori agli occhi e alla gola e rende faticosa la respirazione per i cittadini di Faenza che vivono nei dintorni della zona industriale, situata alle porte della cittadina nei pressi dell’autostrada A14, situazione dovuta alle emissioni in atmosfera, anche odorigene, in particolare delle centrali a biomassa del polo della distillazione e relativi inceneritori e dalle emissioni delle industrie di ceramiche”.

 
 
 
 
 
 

Un problema irrisolto da anni, afferma Gibertoni, così come risultano inascoltate sono le richieste dei cittadini, che chiedono una centralina Arpae nella zona industriale. Oltre agli odori vengono liberate nell’aria “sostanze inquinanti, irritanti e pericolose per la salute umana”. La giunta, conclude la capogruppo, in passato si è sempre difesa sostenendo che non esisteva una disciplina che regolasse le emissioni odorigene: ora c’è il decreto direttoriale del ministero dell’Ambiente di approvazione degli “Indirizzi per l’applicazione dell’articolo 272-bis del D.Lgs. 152/2006 in materia di emissioni odorigene di impianti e attività”.

 
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