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E’ ormai diventata un’influenza come tante con una sintomatologia leggera che non intacca i polmoni e che, nel giro di 4-5 giorni, sparisce.

E’ il nuovo (rassicurante) identikit del Covid-19, ormai ufficialmente passato da pandemia planetaria a banale malattia stagionale.

Il virus circola e si diffonde (nel Cesenate poco più di un migliaio di casi la scorsa settimana) ma, come le altre affezioni delle vie respiratorie, può diventare un pericolo solo per i soggetti fragili e con un sistema immunitario giù ampiamente compromesso.

Il suo tracciamento è ormai impossibile perché, da un punto di vista epidemiologico – accertata la modesta virulenza dei nuovi ceppi – il suo andamento non viene considerato rilevante.

 
 
 
 
 
 

Esattamente come avviene, da anni, per l’influenza: giusto monitorarne i trend, ma senza l’obbligo di recensire settimanalmente il numero di contagi. Perché, come detto, i sintomi non sono un pericolo: starnuti, tosse, febbri, cefalea.

In Emilia Romagna i casi sono stati 15.626 nella settimana fino all’11 novembre. Ma non ci sono al Bufalini ricoveri in terapia intensiva così come i quattro decessi registrati la scorsa settimana in provincia di “persone con il Covid” si riferiscono a pazienti con gravi patologie pregresse.

Anche se le varianti che circolano sono sempre le stesse (non c’è stata insomma alcuna altra mutazione) il virus resta però molto contagioso e, per questo, le autorità sanitarie invitano alla prevenzione, ovvero a vaccinarsi contro l’influenza, visto che è già il momento giusto, e poi per chi non ha avuto la malattia negli ultimi sei mesi, di farsi iniettare anche il siero anticovid.

 

 
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