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Nel paese di Pulcinella, dove una via d’uscita si trova sempre, questa volta è stata la Cassazione a togliere le castagne dal fuoco. Con perfetto tempismo, infatti, gli Ermellini hanno accolto – “per eccesso di giurisdizione” – il ricorso presentato dal Sib, annullando di fatto la pronuncia del Consiglio di Stato contro la proroga al 2033 delle concessioni balneari. 

Cantano giustamente vittoria i titolari degli stabilimenti balneari perché questa sentenza allunga le concessioni e – Europa permettendo – apre sicuramente una nuova fase.

La sentenza, come detto, casca a pennello perché, al di là delle scadenze, nessun comune sarebbe mai riuscito a preparare, entro dicembre 2023, i bandi pubblici per migliaia di concessioni. Lo aveva ribadito il Governo Italiano, la Regione Emilia Romagna e, negli ultimi giorni, anche il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli.

Esce dunque sconfitto il Consiglio di Stato che – il 1° marzo 2023 e prima ancora il 9 novembre 2021 – aveva stroncato con la sua sentenza la decisione dell’allora Governo Draghi di prorogare di un anno i bandi della direttiva Bolkestein per quanto riguarda le concessioni sul demanio marittimo, dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024. In pratica, il Consiglio di Stato aveva sentenziato che ogni proroga doveva essere disapplicata, stabilendo la scadenza delle attuali concessioni al 31 dicembre 2023. Era questo, più dell’Europa, l’ostacolo più grande per i balneari visto che Bruxelles, nella recente procedura d’infrazione contro l’Italia, pur restando ferma nelle sue posizioni, aveva aperto la strada del dialogo, dimostrando un atteggiamento molto conciliante.

 
 
 
 
 
 
 
 

L’errore del Consiglio di Stato è stato quello di “strafare” perché, nella sua sentenza, aveva aggiunto una postilla nella quella invitava il legislatore a non modificare il documento. Un inciampo clamoroso visto che – trattandosi di un conflitto di competenze – i legali del Sib hanno colto in quel passaggio gli estremi giuridici per impugnare la sentenza del Consiglio di Stato. E, alla fine, hanno avuto ragione.

Sul territorio di Forlì-Cesena, la questione interessa oltre 200 aziende, di cui 170 stabilimenti balneari (a Cesenatico, Gatteo a Mare, San Mauro Mare e Savignano Mare), oltre a ristoranti, bar, cantieri navali, chioschi e altre attività costruite dai privati sul demanio marittimo.  Che, da oggi, grazie alla Cassazione, possono tirare un sospiro di sollievo.

 
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