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Cesena – Olbia: 1-0

CESENA (3-4-2-1): Pisseri; Pieraccini, Prestia, Silvestri; Adamo, De Rose, Varone (13′ st Francesconi), Donnarumma; Saber (1′ st Berti), Kargbo (13′ st Shpendi (39′ st Ogunseye)); Corazza. A disp.: Siano, Veliaj, Pitti, Chiarello, Coccolo, Pierozzi, David, Piacentini, Giovannini. All.: Toscano

OLBIA (3-4-1-2): Rinaldi; Palomba (1′ st Mordini), Bellodi, Motolese; Arboleda, Dessena,  Biancu, Montebugnoli (29′ st Schiavone); Ragatzu; Contini (39′ st Scapin), Nanni. A disp.: Van der Want, Zallu, La Rosa, Incerti, Zanchetta, Gennari, Caggiu.. All.: Greco

ARBITRO: Antonio Di Reda di Molfetta. Assistenti: Giampaolo Jorgji di Albano Laziale e Luca Bernasso di Milano. Quarto ufficiale: Andrea Bordin di Bassano del Grappa.

RETI: 20′ pt Corazza (C)

Condizioni meteo: pioggia. Spettatori: 8.345

Si accende il fuoco sotto l’uggioso cielo pomeridiano di Cesena. L’avversario – l’Olbia, penultimo in classifica – è lo stesso che alla prima di campionato aveva sgambettato la squadra di Toscano, imponendole quella che ancor oggi rimane l’unica sconfitta del Cavalluccio.

Il match non parte in quinta, con l’unica occasione al primo minuto dopo una carambola in area che termina con un fallo su Rinaldi, il quale diventerà a seguire protagonista in negativo della partita.

Al 14’ Corazza ha la prima chance per stappare il risultato dopo una volata in campo aperto ma la sua conclusione termina alta sopra la traversa dopo una deviazione del portiere; il momento sembra quello buono ma dal corner scaturisce solo un colpo di testa alto di Pieraccini. 

Attacca solo il Cesena, questa volta col suo pericolo pubblico numero uno, Augustus Kargbo, che inventa un pallone filtrante diretto verso Varone che impatta male e spedisce anche questa occasione sopra i pali. Il profumo del gol si fa sempre più intenso e al minuto 19’, dopo un recupero palla alto di De Rose, Kargbo si inserisce in area per concludere ma litiga col pallone e, dalla deviazione dei difensori azzurri, ne esce l’assist perfetto per Corazza che deve solo spingere oltre la linea: è uno a zero.

Siamo ormai oltre il ventesimo e, sempre dall’out di sinistra, Donnarumma combina col 10 che fa partire un tiro a giro che spaventa ma non ferisce l’Olbia, che da questo momento intraprende la strada della cattiveria, sempre (quasi) agonistica.

La partita diventa dura e iniziano a fioccare i cartellini con il primo tempo che finisce senza altri sussulti particolari.

 
 
 
 
 
 

Allo scoccare del secondo tempo il neo entrato Berti prova subito a suonare la carica con un destro rasoterra che Rinaldi devia in angolo. La stessa situazione si ripete dopo 10 minuti con Adamo che fa tremare il palo dopo un tiro violento dalla distanza, ma è al minuto 61 che la partita prende una brutta piega: Shpendi (da poco entrato al posto di Kargbo) corre in area e prova ad avventarsi su un passaggio salvo poi scontrarsi con Rinaldi. Il giocatore in maglia bianca cade a terra e l’estremo difensore azzurro gli tuona di alzarsi per poi arrivare allo scontro fisico: da qui parte la prima zuffa e il Dino Manuzzi diventa il dodicesimo uomo in campo, con bordate di fischi ad ogni pallone toccato dal portiere avversario. Passano meno di 5 minuti e la scena si ripete: dopo due falli, su Berti e De Rose, Toscano in panchina si infuoca e lo stesso fa Greco dall’altra sponda.

Si accende quindi la seconda rissa nel giro di poco e questa volta vengono ammoniti il mister bianconero e, finalmente, Rinaldi dopo una serie di proteste reiterate.

Il match prosegue sotto un alone di nervosismo e ansia e le occasioni faticano ad arrivare, fino al minuto 79, quando Adamo riceve in area la sfera e spara addosso al portiere. Il gol della sicurezza per i padroni di casa arriverebbe all’ottantesimo, ancora con Corazza su assist di Adamo dopo un bel cambio campo di Donnarumma, ma la posizione del 17 sembra irregolare e l’arbitro annulla il gol. 

Sembra dirigersi verso una fine senza sussulti il match e invece, al minuto 91, una rete annullata per fallo in attacco gela per un momento gli animi dell’Orogel Stadium.

Così si chiudono i 90 minuti ma non i parapiglia, perché al fischio finale gli animi si riaccendono e il centro del campo sembra assumere le sembianze di un ring, col padre di Shpendi che oltrepassa la recinzione della tribuna e si scaglia contro Rinaldi, reo di aver prima infortunato il figlio e poi averlo provocato, quando era già a terra privo di forze.

Una partita forse scialba dal punto di vista del risultato ma realmente animata dalla foga delle due squadre: si apre così il girone di ritorno del cavalluccio bianconero che in testa ha solo un obiettivo: tornare in Serie B.

 
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