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Il tema è macabro, d’accordo, ma il “fine vita” è una delle poche certezze che abbiamo e allora, con un pizzico di sano realismo, parlarne ha comunque un senso. Anche perché, piaccia o no, l’Emilia-Romagna è stata designata dal Ministero della Salute come capofila del nuovo progetto riguardante la donazione del corpo dopo la morte. 

Il tema è diventato d’attualità dopo l’approvazione della legge n. 10 del 10 febbraio 2022, che prevede che Regioni e Aziende sanitarie informino e formino gli operatori sanitari. La legge in atto prevede che la persona possa effettuare questa scelta quando è ancora in vita ed esprimere quindi le proprie volontà in materia in quanto maggiorenne e consenziente.  

Basandosi sull’ordinamento in questione, Regione Emilia-Romagna e Università di Bologna hanno stipulato un accordo per sensibilizzare i cittadini e formare il personale sanitario su un tema ancora poco noto. Negli ultimi anni, sono stati fatti grandi progressi per ciò che concerne la donazione del corpo, dalla formazione del personale alla ricerca scientifica, passando per la creazione di banche di tessuti, grazie alle quali è possibile studiare nuovi biomarcatori per prevenire le malattie, e il perfezionamento di tecniche chirurgiche.

Uno dei principali motivi per il quale l’Emilia-Romagna è stata scelta come primo esponente della campagna consiste nella presenza sul territorio del Centro di Anatomia Clinica e Chirurgica Sperimentale e Molecolare del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, riconosciuto dal Ministero della Salute come “Centro di riferimento nazionale per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti”. Lo stesso Ministero ha elargito 500.000 euro alla Regione per finanziare il progetto e agevolarne l’inizio.

 
 
 
 
 
 
 
 

“Lo studio diretto del corpo umano – spiega Raffaele Donini, assessore regionale alle politiche per la salute – rimane un elemento insostituibile per la ricerca e la formazione del personale sanitario e per il progresso della medicina. Grazie a questo accordo con l’Università di Bologna – continua l’assessore – vogliamo promuovere una corretta informazione sull’utilizzo del corpo umano e dei tessuti post-mortem a fini di studio e di ricerca scientifica tra i cittadini, attivando, al contempo, percorsi di formazione rivolti ai professionisti della sanità, agli studenti di medicina, ai medici delle strutture sanitarie pubbliche e private, con la considerazione che merita una scelta di così alto valore etico e solidale”.

 
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