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Si intitola “Storie della Valòna” la conferenza in programma giovedì prossimo (15 febbraio), alle ore 16, al Museo della Marineria. 

La conferenza – che vedrà nelle vesti di relatore Terzo Gusella – è organizzata dall’Università per gli Adulti in collaborazione con il Centro Sociale Anziani e il Comune di Cesenatico e con la partecipazione di Gesturist, Associazione Albergatori ADAC, Coop Esercenti Stabilimenti Balneari, Adria Bandiere e Romagna Banca.

Quando i nostri “progenitori” decisero di stanziarsi in un luogo, in seguito chiamato Cesenatico, ebbero due possibilità: costruire le loro abitazioni sulla sponda destra del canale (poi diventerà il porto canale) oppure su quella sinistra, sempre guardando verso il mare.

Quelli che costruirono sulla destra si accorsero che il terreno andava un pochino in salita, circa un metro e mezzo e quindi chiamarono quel posto il monte, “e mònt” (nel nostro dialetto le vocali finali vengono spazzate via.)

Quelli che invece costruirono sulla sinistra notarono un certo avvallamento del terreno fabbricabile per cui dovettero scegliere il nome adatto. Ora piccolo avvallamento (circa un metro e mezzo) sarebbe stato “la valletta” oppure “la vallina”. Ma c’era un problema; se gli altri hanno chiamato pomposamente “e mònt” una piccola salitella che figura ci facciamo noi con un misero nome come “valletta” o “vallina”?. Sembra che si voglia indicare una zona misera e poco attrattiva. Chiamiamola “la vallona” che rende meglio il concetto e stimola il desiderio di andarci ad abitare. Ora poiché nel nostro dialetto le consonanti doppie vengono spazzate via, alla fine, risultò “la valòna”.

 
 
 
 
 
 

Questa comunità, lavorando e prosperando, mise al mondo diverse storie e storielle. La differenza? Le storie sono documentate, si mantengono nella memoria ma soprattutto sulla carta. Le storielle si tramandano oralmente e in questo modo ognuno può raccontarle a modo suo aggiungendo o togliendo diversi particolari. Tuttavia, anche queste, non perdono il significato globale e quindi mantengono la morale che ci lasciano.

 
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