Il museo di Cesenatico questa estate entra nel vivo dei temi ambientali, pur senza abbandonare la sua vocazione storica: ospiterà infatti la mostra di Archeoplastica, un progetto che è anche diventato un seguitissimo canale social, ideato per sensibilizzare i cittadini al problema dell’inquinamento marino causato dalla plastica e promuovere un uso più consapevole di questo materiale.
Il progetto è stato ideato nel 2018 da Enzo Suma, guida naturalistica di Ostuni (BR), fondatore anche di Millenari di Puglia, una realtà dell’alto Salento impegnata nella valorizzazione del territorio e nel volontariato naturalistico, dopo il ritrovamento su una spiaggia pugliese di un flacone di crema solare degli anni ’60. Da allora sono stati raccolti decine di altri rifiuti spiaggiati databili tra la fine degli anni ’50 fino a tutti gli anni ’80, spesso integri e con la grafica ancora perfettamente leggibile.
La mostra rimarrà allestita da sabato 15 giugno fino a domenica 8 settembre.
Osservare questi oggetti aiuta a percepire il problema dell’inquinamento da un punto di vista differente: la mostra di Archeoplastica racconta una storia senza fine, quella della plastica, elemento immortale che si accumula sempre di più nei nostri mari. La prima cosa che colpisce lo spettatore, infatti, è l’età notevole che hanno questi reperti, alcuni dei quali risalgono a ben oltre mezzo secolo fa; degradati dal mare, ma ancora integri nelle forme, colori, scritte, tanto da rendere possibile anche una indagine “archeologica” sulla loro origine, utilizzo, commercializzazione, pubblicità… Il mare è stato per loro paradossalmente una “macchina del tempo” che li ha riportati, dopo un lungo viaggio, alla contemporaneità.