Un’analisi di Cesenatico sia sul versante di giovane in cerca di divertimento che di imprenditore. È quello di Filippo Magnani alla guida di Adac Giovani. Dimenticate di leggere delle lamentele perché nelle righe che leggerete non mancano le proposte.
Questa è la prima parte dell’intervista. La seconda sarà pubblicata a breve.

Qual è il parere della categoria sul così detto capodanno dell’estate: la Notte Rosa?
«Penso che la maggior parte degli operatori turistici sarebbero d’accordo per non proporre più la notte rosa (che ha costi esorbitanti) e destinare quel budget per promuovere la Romagna e creare anche eventi che portino turisti soprattutto stranieri, che soggiornano più a lungo e con una capacità di spesa più alta. Ho sentito albergatori convinti che si svolgesse la settimana successiva rispetto a quella prefissata, cesenaticensi che non sapevano nemmeno che fosse stata spostata a giugno, ma soprattutto turisti che da anni non vengono più a causa della notte rosa. Se questo evento, almeno i primi anni, attirava gente da tutta Italia, ultimamente e da tempo non viene più vissuta in questo modo, gli operatori di settore non ci credono più e gli unici giovani che arrivano sono quelli del posto o zone limitrofe che oltre a bere alcol sottocosto dormono in spiaggia e creano confusione».
È rimasto solo un lontano ricordo del polo della notte. Oggi cosa si potrebbe fare per i giovani?
«Si trovano pareri molto discordanti, i giovani sono gli attuali, ma anche i futuri turisti. La maggior parte dei ragazzi, una volta diventati adulti ritornano con le famiglie nei luoghi che avevano visitato da giovani, l’investimento di oggi è anche per un ritorno futuro. Posso essere d’accordo con chi dice che creano confusione, degrado e spesso non sono ben visti. Tantissime località però riescono a gestire la cosa, bisognerebbe creare dei poli notturni dedicati, in modo che la confusione e il rumore non sia in tutta la città (vedi una volta la zona molo 95 e Batija a Cesenatico). Anche a Milano Marittima, ad esempio, c’è una zona con una concentrazione più alta di locali per giovani e una zona più tranquilla per passeggiare. La costa di Cesenatico è lunga circa 7 km, se venissero organizzate delle serate per giovani (e non solo) itineranti ogni giorno, ci sarebbero musica ed eventi, ma mai nello stesso posto, in questo modo non si scontenta sia chi vuole partecipare né, chi non vuole rumore e si trova nelle zone limitrofe. Anche i parchi, soprattutto di levante, hanno un’altissima potenzialità».

E quando piove che si fa? Tutti all’Iper?
«Come hotel Lungomare ci rifiutiamo di mandare i clienti ai centri commerciali in un giorno di pioggia; esistendo in tutto il mondo, se consigli ad un turista di andare lì, significa che non hai altro da offrire. La sola Cesenatico, ad esempio, ha lo Spazio Pantani, il museo della marineria, quello dei pescatori, casa Moretti, l’antica pescheria e visite guidate che si possono fare con la semplice compagnia di un ombrello. Se guardiamo l’entroterra, ogni collina ha una rocca o un castello oltre a tanti musei. Città come Cesena e Ravenna hanno persino siti Unesco, le cose da fare sono tante ma non sono ben pubblicizzate. Manca un unico sito regionale, dedicato ad eventi, attività e visite guidate, bisogna lavorare verso un’unica direzione. L’Alto Adige lo fa e se continua così organizzeranno autobus di turisti verso di noi perché non sanno più dove metterli…Magari!».

Come sarà il settore da qui a 10 anni?
«Fino a pochi anni fa l’hotel Bologna e le colonie sul viale Carducci erano sinonimo di scandalo, oggi purtroppo sono la normalità.
Il settore turistico richiede sempre continui investimenti e sforzi, se analizziamo ad esempio le strutture ricettive di piccole dimensioni, faranno sempre più fatica a sostenersi a causa dei costi sempre crescenti e della domanda in calo, se poi aggiungiamo il fatto che sempre meno persone vogliono lavorare in questo settore, si vedrà la chiusura di tante strutture e l’hotel Bologna sarà una cosa fin troppo comune. Anche ristoranti e negozi stanno vivendo questo fenomeno, basta vedere sul porto canale quante vetrine storiche hanno chiuso per lasciare posto ad ennesimi negozi dozzinali che vendono oggetti a basso costo e qualità; per carità, meglio che vetrine spente, ci vorrebbe decoro anche da questo punto di vista».