Il fumo in Romagna: una fotografia aggiornata
Secondo gli ultimi dati della Mappa della Salute e del sistema di sorveglianza PASSI (Istituto Superiore di Sanità), in Emilia-Romagna circa il 24% degli adulti tra i 18 e i 69 anni fuma regolarmente.
La situazione non cambia molto se si guarda nello specifico alla Romagna — l’area che comprende le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini — dove la prevalenza di fumatori raggiunge il 28%, un valore leggermente più alto rispetto alla media regionale e nazionale.
Chi fuma di più in Romagna
In Romagna, come nel resto della regione, il fumo resta una dipendenza trasversale, ma con alcune differenze significative legate a età, genere e condizione sociale.
Fasce d’età e genere
- Gli under 25 sono la categoria più a rischio: circa un terzo dei giovani adulti (31%) fuma abitualmente.
- La quota scende al 22% tra i 50-69 anni, segno che la dipendenza è più diffusa nelle generazioni più giovani.
- Gli uomini fumano più delle donne (26% contro 22%), ma tra le giovani donne il divario si sta riducendo.
Condizione socio-economica e livello di istruzione
Il fumo è più diffuso tra chi ha un livello di istruzione basso (quasi il 30%) e tra chi dichiara difficoltà economiche (oltre il 40%).
Questo dimostra come il fumo in Romagna non sia solo un problema sanitario, ma anche un indicatore sociale, che riflette diseguaglianze e fragilità economiche.
Fumatori forti e nuove abitudini
Oltre un quinto dei fumatori romagnoli (22%) consuma più di 20 sigarette al giorno, una cifra che li colloca tra i cosiddetti fumatori forti.
Negli ultimi anni si registra anche una crescita del consumo di prodotti alternativi, come la sigaretta elettronica, sempre più diffusa tra i giovani adulti e considerata da molti una possibile via per ridurre o smettere di fumare.
Tuttavia, gli esperti ricordano che il passaggio alla sigaretta elettronica non è sempre sinonimo di disassuefazione: spesso si tratta di un comportamento complementare e non sostitutivo.
I giovani e il primo approccio al fumo
Un dato preoccupante riguarda gli adolescenti: secondo l’indagine HBSC 2022, in Emilia-Romagna il 24% dei quindicenni ha fumato almeno una volta, e la percentuale sale al 35% tra i 17enni.
Nelle scuole della Romagna, il fenomeno è ancora più evidente. Il primo approccio al fumo avviene spesso intorno ai 13-14 anni, spinto da curiosità, moda e imitazione dei coetanei.
Le nuove forme di fumo “leggero”, come le e-cig e i vaporizzatori, contribuiscono a normalizzare il gesto, abbassando la percezione del rischio.
Tendenze negli ultimi anni: la Romagna fuma meno, ma lentamente
Dopo un decennio di progressiva riduzione (2008–2019), durante la pandemia di Covid-19 si è registrato un breve aumento dei fumatori, legato a stress e isolamento.
Oggi la tendenza torna a essere in calo, ma in Romagna la discesa è più lenta rispetto al resto dell’Emilia.
Tra gli adulti il numero dei fumatori scende di poco, mentre i tentativi di smettere restano bassi: solo un terzo dei fumatori romagnoli ha provato a smettere nell’ultimo anno.
Perché in Romagna si fuma ancora tanto
Ci sono diversi motivi per cui il fumo in Romagna resta così radicato:
- Tradizione culturale e sociale: il fumo è ancora visto come gesto conviviale, soprattutto nei contesti informali.
- Accessibilità economica: il costo delle sigarette, pur aumentato, non è percepito come deterrente sufficiente.
- Scarsa adesione ai programmi antifumo: i centri per la cessazione del fumo in Romagna registrano adesioni ancora basse.
- Abitudine consolidata: per molti fumatori adulti, il fumo è un rituale quotidiano difficile da sostituire.
Conclusione: la sfida per la salute pubblica in Romagna
In sintesi, un romagnolo su quattro fuma regolarmente.
Sebbene la tendenza generale sia in calo, la Romagna resta tra le aree dell’Emilia-Romagna con la più alta prevalenza di fumatori.
Le politiche locali di prevenzione dovranno quindi continuare a puntare sulla sensibilizzazione dei giovani, sull’educazione alla salute e su strategie di supporto personalizzate per chi vuole smettere.
Solo così si potrà ridurre un’abitudine che, ancora oggi, pesa sulla salute e sulla qualità della vita di migliaia di romagnoli.
