L’ombra lunga della ‘ndrangheta e dell’archeomafia, per anni celata tra le pieghe della terra, è stata spezzata da una vasta operazione condotta dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Roma comandata dal Ten. Col. Diego Polio . Un’operazione imponente che ha mobilitato oltre ottanta militari tra Calabria e Sicilia, portando all’esecuzione di misure cautelari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Una di queste è avvenuta anche a Forlì.
“In questa attività – ha commentato il Comandante Polio – abbiamo sequestrato oltre 12mila monete antiche rubate in territorio siciliano e calabrese dai tombaroli. La caratteristica è che abbiano ricostruito tutta la filiera fino al ricettatore. Uno sei soggetti è stato bloccato a Forlì dove si trovava per lavoro. Nessuna regione d’Italia è esente da archeomafia perché ciò che viene trafugato nei territori di scavo trova sbocchi ovunque, sia in Italia che in Europa. Case d’aste o altri acquirenti acquistano ingenuamente questi reperti accompagnati spesso da falsi certificati di provenienza. Nessuna regione può essere esclusa da questo tipo di traffici che coinvolge anche collezionisti che hanno importanti disponibilità economiche”.
Il blitz dei Carabinieri
Il blitz è scattato ieri, venerdì 12 dicembre, con undici persone colpite da ordinanza (due in carcere e nove ai domiciliari). Le accuse sono gravi: far parte di un’associazione per delinquere dedita agli scavi clandestini, al furto e alla ricettazione di inestimabili beni archeologici, con il pesante corollario del deturpamento di siti storici di vitale importanza.
Il filo dell’indagine, sviluppata dal Nucleo TPC di Cosenza tra l’ottobre 2022 e l’ottobre 2024, ha svelato una verità inquietante: il gruppo di “tombaroli” non agiva isolatamente, ma alimentava un mercato clandestino i cui proventi agevolavano la cosca degli Arena di Isola di Capo Rizzuto. In questo modo, l’organizzazione criminale consolidava il proprio controllo sul territorio, beneficiando direttamente del saccheggio della storia.
L’attività illecita era sistematica e ben strutturata. Vere e proprie squadre, con una chiara spartizione di competenze, hanno razziato per anni i parchi archeologici nazionali di Scolacium (Roccelletta di Borgia), dell’antica Kaulon a Monasterace e di Capo Colonna (Crotone), oltre ad altre aree private crotonesi. I vertici dell’organizzazione, forti di competenze acquisite “sul campo,” pianificavano meticolosamente le spedizioni, adottando perfino canali di comunicazione cifrati per eludere i controlli.
L’eco dell’operazione ha raggiunto anche il Nord Italia
Un uomo è stato infatti rintracciato a Forlì dai Carabinieri della Stazione di Ronco e posto agli arresti domiciliari. Attività dell’Arma ha toccato anche Ravenna. Il successo dell’intervento è frutto della sinergia tra i Comandi Provinciali di Crotone, Catania e Messina, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria” e dall’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri. Le intercettazioni e le riprese video hanno consentito di documentare e acclarare in dettaglio ogni fase delle attività illecite, portando alla luce la fitta rete che sottraeva al Paese la sua memoria storica.
In foto la zona di Capo Colonna nel crotonese. Avamposto della Magna Grecia in Italia
“Un museo tra i più importanti d’Italia”
L’operazione ha toccato anche Dusseldorf, travalicando, come facile comprendere, i confini del Belpaese. Durante l’intervista del Tg3, un alto ufficiale dell’Arma ha dichiarato che “Con tutti i reperti recuperati, tra cui anche monete d’oro, si potrebbe realizzare uno dei musei più importanti d’Italia”.
Questa riflessione, a cui è facile credere, apre numerosi amari quesiti. Quanti reperti vengono trafugati in Italia per finire nel mercato internazionale di opere d’arte? Come è possibile che uno stato come il Belpaese, così piccolo ma così pieno di importanza storica, conosca la crisi?
Gli Arena
La ‘ndrina Arena è storicamente una delle cosche più potenti e influenti della ‘Ndrangheta calabrese, con il suo epicentro di potere radicato a Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
Radicamento Storico: La cosca ha una lunga e complessa storia criminale, segnata da lotte intestine e da una costante capacità di rigenerarsi, mantenendo un controllo ferreo non solo sul traffico illecito, ma anche sull’economia legale e sulle dinamiche socio-politiche locali.
In questo contesto, il traffico di reperti archeologici e gli scavi clandestini non sono semplicemente un’attività criminale a sé stante, ma diventano un meccanismo con un duplice scopo: generare profitti immediati che vengono reimmessi nell’organizzazione per sostenerne le operazioni legali e illegali e controllo territoriale. L’uso di squadre di “tombaroli” e la gestione logistica del saccheggio di siti di alto valore simbolico (come Kaulon o Capo Colonna) è un’ulteriore dimostrazione di forza consolidando il controllo che la cosca esercita sulla zona costiera e interna del crotonese.
L’operazione dei Carabinieri TPC ha dunque colpito non solo la rete dei ricettatori e degli scavatori, ma ha mirato direttamente alla fonte di finanziamento e al meccanismo di potere della cosca Arena.

