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A Ravenna nasce la Carta di Ravenna, un documento strategico attraverso il quale enti locali e ONG impegnate nel soccorso in mare chiedono alle istituzioni italiane ed europee un maggiore coordinamento nella gestione dei flussi migratori, nel salvataggio dei migranti in mare e nell’organizzazione dell’accoglienza sul territorio.

Il Comune di Ravenna – con Palazzo Merlato capofila – porta avanti l’iniziativa avviata a maggio con la prima Conferenza nazionale su soccorso in mare e accoglienza migranti, svoltasi proprio in città. All’evento hanno partecipato rappresentanti di Comuni e Regioni, parlamentari italiani ed europei, funzionari ONU e diverse organizzazioni non governative come Emergency, MSF Geo Barents, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, ResQ, Sea Watch, Solidaire, SOS Mediterranée.

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La Carta è stata approvata pochi giorni fa dalla Giunta comunale di Ravenna e ora verrà sottoposta a Governo e Parlamento italiani, oltre che a Commissione europea, Consiglio europeo, Parlamento europeo e Consiglio d’Europa.

I 10 punti della Carta di Ravenna: più coordinamento europeo sul tema migranti

Il documento si articola in dieci punti chiave che mirano a migliorare la gestione dei migranti in Italia e in Europa attraverso un approccio integrato e transnazionale.

1. Revisione dei porti lontani

Tra le richieste principali c’è la necessità di rivedere la pratica dell’assegnazione dei porti di sbarco lontani, che obbliga le navi ONG a percorrere tragitti lunghi e inefficaci, sottraendo tempo al soccorso in mare e ritardando l’accesso dei sopravvissuti ai servizi essenziali.

A Ravenna questo tema è centrale dal 31 dicembre 2022, quando arrivò per la prima volta una nave ONG, la Ocean Viking, con 113 migranti a bordo. Da allora si sono registrati 21 sbarchi per un totale di 2088 migranti, di cui 326 minori non accompagnati.

2. Criteri trasparenti per i porti sicuri

La Carta chiede di definire formalmente i criteri con cui vengono assegnati i porti di approdo, per consentire un vero coordinamento tra le città individuate come porti sicuri.

3. Rafforzamento del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI)

Il documento punta anche a migliorare l’integrazione locale, rafforzare le reti territoriali e garantire che i centri CAS e SAI assicurino un’offerta continuativa di insegnamento della lingua italiana, fondamentale per l’autonomia.

4. Eliminazione del divieto di soccorso multiplo

La Carta chiede l’abolizione del divieto di soccorsi plurimi, poiché tale limitazione può configurare il reato di omissione di soccorso.

5. Lavoro e autonomia dei richiedenti asilo

Un altro punto cruciale riguarda il lavoro dei migranti: si propone di permettere ai richiedenti asilo che lavorano di contribuire ai costi dell’ospitalità senza perdere il diritto all’accoglienza, così da evitare derive come lavoro nero e caporalato.

6. Revisione del sistema delle quote di ingresso

La Carta chiede di riformare le procedure di ingresso tramite quote, giudicate inefficaci rispetto alle necessità del mercato del lavoro. Secondo il documento, la mancata applicazione corretta della normativa sta trasformando lavoratori regolari in irregolari, generando precarietà e ostacoli all’inclusione.

7. Semplificazione burocratica

Infine, si punta a snellire le procedure legate alla Piattaforma digitale nazionale dati, oggi considerate troppo lente e complesse.

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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