L’ arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo di Cesena-Sarsina, esprime con un messaggio i suoi auguri di Natale alla comunità.
Il Natale di Gesù è alle porte. Nonostante la frenesia di questi
giorni, delle luci accese, dei negozi addobbati a festa, del piacere
di ritrovarsi nel centro della città, dei paesi e dei piccoli borghi,
ci sono tanti segni che rievocano il venire di Gesù oggi, nella nostra
vita, nella storia presente. Lo testimoniano i tanti e bei presepi
allestiti a Cesenatico, Gambettola, Roversano, Longiano, Case
Missiroli e in tanti altri centri.
Il Natale è una festa che coinvolge tutti, a prescindere dal credo. Lo
testimonia il desiderio di celebrarlo in qualsiasi luogo e condizione:
luoghi di fragilità come case per anziani, di cura, ospedali, ma anche
nelle tante aziende presenti sul territorio che chiedono di celebrare
il Natale di Gesù. Un bel segno per prepararsi ad accogliere Gesù che
viene oggi per curare sofferenze fisiche e spirituali, benedire il
mondo del lavoro, illuminare il buio delle nostre anime, scaldare
cuori freddi e indifferenti.
Di certo per noi cattolici non potrebbe esserci Natale senza
contemplare, meditare ed entrare nel mistero che ha cambiato la storia
dell’umanità: Gesù, da Dio, si è fatto uomo. In tutto tranne che nel
peccato. Questo è il tempo in cui il Signore continua a venire per
illuminare e richiamare a sé menti distratte, disorientate.
È il tempo in cui si conclude l’anno giubilare che di certo tanti
benefici ha portato a quanti sono stati viandanti di speranza. Gesù
rimane la porta da attraversare sempre. È lui la speranza che viene
nel mondo perché si ritorni ad essere uomini desiderosi di condividere
la vita di tutti, amare e servire.
È lui l’unica forza che può vincere la logica del profitto, ascoltare
il grido di pace di chi quotidianamente assiste a soprusi, ad affetti
strappati in modo cruento e che vivono il senso d’impotenza che
reclama giustizia. Ecco perché Gesù viene. Per ridare luce al buio che
a volte alberga il nostro cuore.
Viene per ridare dignità alla vita prigioniera di una cultura di morte
che si fa strada attraverso scie di sangue che dal grembo materno
entra nella mente di amori malati, nella soppressione di bimbi appena
nati, nella violenza che tradisce gli slogan di pace, nelle
ingiustizie di popoli defraudati della loro terra e delle loro
ricchezze e sterminati senza pietà.
Il Natale di Gesù è Santo. Santo perché Gesù è Dio che ci svela il
volto del Padre. Fa ardere il cuore di nuova speranza nonostante le
tante delusioni che cospargono la nostra storia. Santo perché Gesù
viene, nasce, passa e rimane nelle nuove grotte in cui si consuma la
solitudine di uomini e donne. Santo perché Gesù non si stanca di
cercare l’uomo e rivestirlo di quella grazia che lo rende nuovo,
bello, rinnovato.
Santo perché Gesù chiede a ognuno di noi di fare la pace con se
stesso, con gli altri, con Dio, ritornando a Dio. Il mondo è diventato
caotico, cruento, a tratti ingestibile perché ha perso di vista Dio.
Ma noi siamo certi che, come direbbe il sindaco santo di Firenze,
Giorgio La Pira, «alla superficie, le acque dei mari ci appaiono
agitate, ci suggeriscono l’immagine di un divenire caotico, in balia
di forze incontrollabili, ma nel profondo vi sono potenti e misteriose
correnti che governano il loro moto. Anche nel profondo della storia
umana, così agitata nella superficie, vi sono delle grandi e
misteriose correnti che trascinano in un senso ben preciso: verso
l’unità e la pace. Bisogna saperle individuare».
Santo perché Gesù viene in questa grotta dell’umanità a tratti
spoglia, povera e fredda, con il cuore bisognoso di luce, di calore,
di pace, di giustizia. Mi piace riportare un pensiero di un grande
artista, Vincent van Gogh: «Il cuore di un uomo è molto simile al
mare, ha le sue tempeste, le sue maree e nelle sue profondità ha anche
le sue perle». Gesù viene per aiutarci a raccogliere queste perle così
preziose, immergendoci negli abissi dell’amore divino per tornare a
vivere come fratelli. Santo perché è il Natale di Gesù. Senza Gesù
esiste un Natale che inneggia al buonismo, che celebra il consumismo,
che contribuisce alla ripresa di un’economia che trova una grossa
fonte di guadagno nella costruzione e vendita di armi.
Che la Luce che viene nel mondo illumini il volto di ognuno di noi,
ritrovando il sorriso per diffondere il virus dell’amore capace di
contagiare tutti e guarire anche i cuori di pietra. Sul nostro cammino
lasciamo che la scia di luce illumini quanti incontriamo, diventandone
compagni di strada. Dio è paziente e ricomincia sempre a tessere
relazioni d’amore perché diventino fecondità per il bene di tutta la
creazione. Santo Natale di Gesù a tutti voi, alle persone che portate
nel cuore e alle vostre famiglie.
Vi abbraccio e benedico.
Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Cesena-Sarsina

