Da una parte il sospiro di sollievo per la bozza – tutto sommato rincuorante – del protocollo regionale, dall’altra le preoccupazioni per le misure draconiane (per fortuna non vincolanti) diramate da Inail e Istituto superiore di sanità che, collocando la spiaggia tra i settori a rischio di aggregazione “medio-alto”, hanno messo in fila un vademecum che – se applicato alla lettera – renderebbe economicamente insostenibili la gestione della maggior parte delle imprese.
Mentre gli operatori del balneare continuano a reclamare indicazioni chiare, da enti autorevoli continuano ad arrivare, al contrario, notizie contrastanti.
Insomma, con la stagione turistica che doveva già essere iniziata, le linee guida per il contenimento del Covid negli stabilimenti balneari romagnoli continuano a generare reazioni contraddittorie.
Casus belli, in particolare, il distanziamento di 5 per 4,5 metri tra i pali degli ombrelloni indicato dall’Inail che, tradotto, significherebbe il 50% degli ombrelloni in meno sull’arenile. Una decurtazione ritenuta “esagerata” dagli operatori turistici, anche se parte di quelle postazioni potrebbero essere recuperate piantando paletti nelle aree di battigia tradizionalmente adibite agli sport da spiaggia che, invece, quest’anno saranno vietati.
“Le misure dell’Inail – obiettano i bagnini – vanno molto al di là dal metro di distanziamento fisico suggerito dalle autorità sanitarie e sono molto più restrittive rispetto alle linee guida già approvate dall’Emilia-Romagna” che, come noto per la stesura della bozza, si è consultata in maniera serrata proprio con gli operatori romagnoli della spiaggia.
Eppure, anche se non vincolanti, alcune disposizioni del comitato scientifico potrebbero condizionare le decisioni del Governo. Si teme in particolare per le distanze fra ombrelloni: se infatti la Regione ha previsto un’area di 12 metri quadri per ogni ombrellone, Inail e Istituto Superiore della Sanità indicano uno spazio di 22,5 metri quadri, una distanza – di fatto – inapplicabile sull’arenile romagnolo che, come noto, non è particolarmente ampio.
C’è scontro anche su altri punti, come la pratica delle attività ludico-sportive di gruppo che Inail e Iss vorrebbero proibire tassativamente, così come sulla prenotazione obbligatoria in spiaggia, una misura che contrasta con le abitudini di fruizione dei bagnanti romagnoli. E appaiono estreme anche le misure previste per le spiagge libere perché ogni comune dovrebbe stabilire per ogni appezzamento una capienza massima e poi vigilare – non si sa come – sul rispetto di quelle indicazioni.
Insomma, da una parte la bozza redatta dalla Regione (condivisa con i bagnini), dall’altra il vademecum marziale di Inail e Istituto di Sanità. Arbitro della contesa il Governo che, facendo una sintesi tra i due documenti, dovrà dare indicazioni finalmente chiare agli operatori balneari.