Prigioniero da cinque mesi in Brasile, Alberto Pazzaglia – nome d’arte Betobahia – sta trascorrendo la sua quarantena sulle spiagge di Maceio. Con lui, per una volta, non vogliamo parlare di tormentoni musicali, bensì di Covid. Il Brasile, infatti, ha una storia pandemica che, per certi versi, può insegnarci qualcosa.

Beto, allora è vero: con il caldo il Covid concede una tregua?

“Qui in Brasile è accaduto esattamente così. Nei mesi più caldi, da dicembre a febbraio, la pandemia si è arrestata. Alla fine del 2020 sembrava che il paese fosse sull’orlo della calamità naturale, poi è arrivato il caldo torrido e i contagi hanno cominciato a scendere. L’estate è filata liscia senza alcun problema. Di Covid non si è parlato più per qualche mese. Poi però la temperatura si è abbassata di qualche grado ed è arrivata l’umidità…”.

E i contagi sono tornati a salire…

“Sì, in particolare in Amazzonia dove c’è un grado di umidità elevatissimo e dove, Covid a parte, tutti i virus si propagano molto più rapidamente che altrove. Per altro, in quella porzione di Brasile il sistema sanitario è inesistente e non è in grado di offrire alcuna assistenza ospedaliera. Lì si rischia davvero un’ecatombe”.

Quali sono i numeri della pandemia brasiliana?

“Oggi si contano quasi duemila morti al giorno. Un numero simile a quello dell’Italia, anche se non dobbiamo dimenticare che la popolazione del Brasile è quattro volte quella italiana. In ogni caso, la situazione sta peggiorando di giorno in giorno e, con l’arrivo dei mesi più freddi, c’è grande preoccupazione”.

Il Governo ha assunto misure preventive?

“Mah, il presidente Bolsonaro è un liberista e, dunque, in questi mesi non ha certo promosso campagne di prevenzione. Lui stesso, nelle occasioni ufficiali, non utilizza mai la mascherina. E’ un discorso culturale, ma anche realista…”.

In che senso?

“Qui puoi sensibilizzare la gente all’uso della mascherina ma proibire ai brasiliani di uscire di casa vorrebbe dire condannarli a morte perché in questo paese se non porti a casa ogni giorno almeno una sessantina di Real brasiliani (l’equivalente dei nostri 10 euro) le famiglie non mangiano. Qui non ci sono le carte di credito e la maggior parte dei brasiliani sono poveri e non hanno risparmi a cui attingere. Campano alla giornata e mangiano solo se lavorano. Bolsonaro lo sa e dunque, prima di imporre un lockdown sul modello di quello italiano, ci dovrebbe pensare molto bene perché, di fronte a certe limitazioni, la gente o morirebbe di fame o farebbe la rivoluzione”.

Ma con l’aumento dei casi non è stato disposto alcun provvedimento?

“Sì negli ultimi tempi è stato disposto, ad esempio, la chiusura di tutte le spiagge. Ma il Brasile ha una superficie grande come tutta l’Europa e controllare centinaia di migliaia di chilometri di costa è abbastanza complicato”.

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