“Quell’uomo, con le sue menzogne e le sue raccapriccianti perversioni, ha distrutto per sempre una famiglia”.
E’ una storia che mette i brividi quella dell’uomo di Cesenatico finito in carcere a Forlì dopo che, durante una perquisizione nella sua abitazione, gli agenti della polizia hanno trovato, nel suo computer, una cartellina con video pedo-pornografici.
Al piano superiore una famiglia come tante: il lavoro, la spesa, la pizza nel weekend. Ma in quello scantinato, da quasi 15 anni – secondo la versione dei familiari – ogni giorno l’uomo, utilizzando delle sofisticate applicazioni di occultamento dell’Ip, entrava nelle chat online dei pedofili internazionali per scambiare, scaricare e condividere file illegali con protagonisti anche bambini di 3 anni. Una collezione di aberranti atrocità per menti sadiche e malate: “E quell’uomo – dicono oggi i suoi stessi familiari – oltre che un bugiardo cronico, a giudicare dalle bestialità che aveva catalogato con maniacale scrupolo nella memoria del suo pc, non può che essere un individuo fortemente disturbato”.
Va detto, per completezza d’informazione, che l’uomo – dopo cinque giorni di carcere – è finito ai domiciliari grazie ad una perizia psichiatrica che, evidentemente, non l’ha ritenuto un “individuo socialmente pericoloso”, ma già in quel documento emerge una verità differente, ovvero che l’uomo avrebbe sviluppato quelle agghiaccianti perversioni vouyeristiche in seguito alle violenze subite nell’infanzia e che la visione di quei video avrebbe ulteriormente aggravato la sua instabilità mentale.
La storia, ovviamente, presenta delle zone d’ombra. Perché l’uomo ha sempre negato ogni addebito, sostenendo di aver scaricato tutto quel materiale senza rendersene conto. Una “verità” che ha sempre raccontato in maniera determinata tanto che gli innocentisti che lo difendono oggi sono tanti. Anche perché, nel corso della sua vita, l’uomo non ha mai destato il benché minimo sospetto e non si è mai macchiato di alcun reato.
Tra chi lo difende, però, non ci sono certo i suoi familiari che, dopo aver visto gli atti dell’inchiesta e anche qualche spezzone dei video sequestrati, sono finiti in uno stato depressivo e di profonda frustrazione: “Lui, da 15 anni, trascorreva tutta la sua vita, giorno e notte, davanti allo schermo del pc in quel maledetto scantinato – dicono oggi i familiari – a noi diceva che giocava al fantacalcio o che doveva compilare delle fatture, ma la verità purtroppo era un’altra. Un tasto premuto per sbaglio? Balle. Lui è finito dentro un’inchiesta vera e propria…”.
“Da un giorno all’altro – dicono – ci siamo trovati senza un soldo. Percepivamo un affitto da un’attività che, in linea teorica, avrebbe dovuto garantirci una certa tranquillità, ma in realtà nel conto corrente ci siamo ritrovati con 40 euro e successivamente abbiamo anche saputo che lui, senza dire niente a nessuno, aveva contratto due mutui…”.
L’uomo, in attesa della sentenza, dopo cinque mesi agli arresti domiciliari in cui riceveva la visita dei carabinieri tre volte al giorno, si trova attualmente a piede libero (anche se i suoi spostamenti sono limitati), ma intanto è stato destinato ai lavori socialmente utili.
Inoltre, visto lo stato di profonda indigenza economica della sua famiglia, il giudice gli ha concesso la possibilità di svolgere un lavoro continuativo. Ma da parte della famiglia la rabbia è tanta: “La moglie – dicono – è depressa e non esce mai di casa. Lui invece va a spasso per Cesenatico, giocando a carte in spiaggia ed incontrando gli amici al bar come se niente fosse. Continua a raccontare di essere vittima di una ‘trappola’ o di una macchinazione, ma la verità è che lui faceva quelle cose da sempre e, dopo averci ingannato per tanti anni, non può continuare a nascondersi dietro a quelle menzogne”.
Ecco qui metterei i così detti paletti alla privacy …perché quando c’è un pericolo e qui leggendo c’è e come per la comunità …affiggerei dei manifesti per la popolazione del pericolo ….questo bisognerebbe fare…..ma c’è la privacy non si può fare e semai spendiamo anche dei soldi per curarlo come succede altre volte …questi sono i misteri della giustizia !
A Cesenatico tutti sanno ci sia quindi Il discorso Privacy è ridicolo.
Manifesti? Ricordo che il soggetto non è ”pericoloso” non ha mai approcciato persone, ha agito sempre e solo online.
Giustamente non si è prefigurata pericolosità sociale, sicuramente inderdetto all uso di ogni sistema informatico.
E nelle comunità di settore non si lasciano passare liberamente questi reati. 🙂