Dopo aver detto “no” al parco eolico perché le pale bianche a 10 miglia dalla costa rischiavano di avere un “impatto paesaggistico troppo alto”, ma anche per l’opposizione dei pescatori preoccupati per le nuove aree interdette alla navigazione – sull’onda della guerra ucraina – la riviera romagnola ci ripensa e torna a prendere in considerazione l’ipotesi del parco eolico in Adriatico.
Dopo la bocciatura politica al progetto di Ravenna, che avrebbe coinvolto anche Cesenatico (secondo l’assessore regionale Corsini non si poteva deturpare l’orizzonte del mare), adesso è Rimini che ci riprova con un nuovo ambizioso progetto.
Si tratta, nello specifico, di una centrale industriale offshore alimentata dal vento, un parco di “energia pulita” con pale da 125 metri di altezza ed un raggio elica di 65 metri che nascerebbe a 10 miglia dalla costa, circa 18 chilometri, per un investimento complessivo di 600 milioni di euro (tutto a carico di una società privata).
Quasi tutti i sindaci della riviera riminese, da Cattolica a Bellaria, avrebbero già dato l’ok. Unica voce fuori dal coro quella della sindaca di Riccione Renata Tosi che anche ieri ha ribadito sulla stampa il suo no ad un progetto che – secondo la prima cittadina – “rischierebbe di danneggiare irreparabilmente l’orizzonte della città di Riccione con forti ricadute sull’industria turistica”.
Penso che il no del sindaco di Riccione riferito al sano progetto di installazione delle pale eoliche al largo della costa romagnola sia fuori luogo e insensato. Oggi non si può pensare solo considerando l’impatto ambientale quale elemento negativo all’intervento senza aggiungere i benefici che porterebbe la realizzazione si tale impianto. Sulla bilancia vanno messi tutti i pro e contro e sull’analisi degli elementi si opera conseguentemente. Oggi l’energia alternativa al combustibile fossile è solo quella rinnovabile, pertanto perseguire quella strada è indispensabile per la sopravvivenza del nostro pianeta.