fbpx

romagna

a cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Per gli innamorati vi erano ricorrenze dell’anno e usanze che ai tempi nostri sono oramai persi, come il “Piantê maz” ovvero il “Piantar maggio”. Era d’uso infatti nel giorno del primo di maggio portare un rametto di acacia fiorita sulla finestra della propria amata a titolo di gesto benaugurante. Centrale il riferimento della cultura Romagnola, come un po’ in tutte le culture contadine, al giorno di San Martino, per diversi motivi legato alla fine del ciclo del raccolto.

Tale giorno segnava l’arrivo della stagione invernale ed era tra le feste più importanti:

Par San Martèn
u s’imbariêga grend e pznèn
Per San Martino / s’ubriacano grandi e piccini

Il giorno di San Martino è legato a doppio filo con la cultura legata al vino e alla vendemmia in genere. L’indole Romagnola si conferma piena sostenitrice del concetto che dichiara che “il vino fa buon sangue” e che non di rado irride palesemente gli astemi. Quattro detti rimarcano lo stesso concetto con frasi differenti:

L’aqua la fa mêl, e’ ven e’ fa cantê. – L’acqua fa male, il vino fa cantare
L’aqua la mêrza al budël. – L’acqua marcisce le budella.
L’aqua la mêrza ai pel. – L’acqua marcisce i pali.
L’aqua l’è bona da lavês la faza. – L’acqua va bene (solo) per lavarsi la faccia.

Come in ogni cultura, c’e spazio anche per qualche usanza bizzarra e di cui difficilmente possiamo oggi comprenderne l’origine. Pare infatti fosse uso nel mese di marzo porsi col fondoschiena all’aria aperta, esposti al sole, come gesto di prevenzione da malattie:

Mêrz cusm e’ cul e no cusm’êt.
Marzo cuocimi il culo e non cuocermi altro.

La raccolta di Aldo Spallicci rappresenta un tesoro culturale molto ricco, variegato ed importante che merita di essere approfondita più di quanto non si possa fare in questo spazio. Rimane fedelmente a testimonianza di tutt’altri tempi, di tutt’altra quotidianità e, per certi versi, di tutt’altra saggezza. E con un ultimo piccolo, malinconico e saggio detto di allora, che non ha bisogno di traduzione, vado a terminare: “Bsugnareb l’ëssar prema vécc e pu zùvan.”

Per riscoprire tutti i proverbi rispolverati da Gianni puoi seguire questo LINK

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

Inviando questo modulo acconsenti al trattamento dei dati secondo le vigenti norme di Privacy e diritto di autore. Per maggiori informazioni vai alla pagina Privacy e Cookie.

Leave a Reply