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Della serie: Leonardo e Cesenatico, tutto quello che sapete è falso (o quasi)

A cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Più dettagliatamente imprecise sono altre fonti web che raccontano della mostra allestita dal 6 luglio – 8 settembre 2002 presso il Museo della Marineria di Cesenatico e che dichiarano: “Leonardo si trova a Cesenatico in qualità di “ingegnere generale” di Cesare Borgia (…) e aveva affidato a lui con un apposito lasciapassare il compito di verificare e migliorare le fortificazioni e infrastrutture strategiche del suo nuovo ducato, tra le quali figurava appunto il porto di Cesena”. Qui si dichiara una mezza verità; è vero che “provvedere alla sistemazione dei luoghi e delle fortezze” fosse uno degli scopi genericamente dichiarati nella Lettera Patente, ma da qui ad avere una lista certa dei luoghi Romagnoli prescelti per gli interventi, lista che avrebbe dovuto comprendere Porto Cesenatico, ce ne passa.

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Già; la Lettera Patente. Chi abbia un minimo di rudimenti sulle fonti storiche relative al viaggio di Leonardo in Romagna con particolare riferimento alla famosa Lettera Patente inviata da Cesare Borgia, ma per la verità scritta di pugno da Agapito Geraldini di Amelia, racconta (ingenuamente) come lo scopo del suo viaggio fosse quello di “vedere, mesurare, et bene extimare” i luoghi e le fortezze della Romagna. A vederla sotto questo punto di vista, come dichiarano alcuni studiosi, sembrerebbe che lo scopo del viaggio, ovvero l’osservare, il misurare e lo stimare, propenda verso una sorta di inventario delle infrastrutture Romagnole.

lettera

L’affermazione risulta tuttavia fondamentalmente incompleta, per non dire banalmente errata, ad una semplice prima analisi del documento. Innanzitutto perché la Lettera è datata 18 agosto 1502, e presumibilmente ricevuta da Leonardo da Vinci quantomeno solo alcuni giorni dopo, mentre il suo viaggio è iniziato almeno il 30 luglio precedente se non molto prima come ipotizzato dagli storici; non ha senso la presenza di una lettera di incarico ad incarico già iniziato da tempo. In secondo luogo la lettera non è destinata a Leonardo da Vinci ma è redatta per Leonardo da Vinci; è destinata quindi ad essere osservata, traducendone il testo, da tutti i luogotenenti, i castellani, i capi d’esercito, i condottieri, gli ufficiali, i soldati e i sudditi.

L’unica motivazione genericamente riportata è quella di dover provvedere alla sistemazione dei luoghi e delle fortezze; non ne viene indicato il motivo reale ovvero se sia più un censimento o una redazione funzionale ad un ammodernamento o rifacimento delle infrastrutture, magari in chiave militare. Il motivo reale del viaggio, a meno di nuove scoperte documentali, lo si può solo ipotizzare e nulla di più; lo conoscevano probabilmente solo i diretti interessati e il “vedere, mesurare, et bene extimare” è unicamente funzionale a questo motivo non troppo esplicitato.
Una delle riprove del fatto che la mera presunzione di quanto sopra possa fortemente trarre in errore è data da un’altra importante fonte del viaggio di Leonardo in Romagna: la mappa di Imola.

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Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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