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Dalla serie: Leonardo e Cesenatico, tutto quello che sai è falso

a cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Se si pensa al contrasto tra la mappa di Imola e il Codice “L” non si può non notare come il primo sia un documento realmente funzionale allo scopo del suo lavoro. La mappa è curata, precisa, dettagliata, colorata: è evidentemente un lavoro su commissione. Il Codice “L” è invece un taccuino di appunti con disegni abbozzati, come di appunti Leonardo ne ha presi tantissimi altri su tanti altri Codici, alcuni dei quali molto più curati di quello compilato in Romagna. Gli appunti del Codice “L” raccolti durante il suo viaggio in Romagna trattano tantissimi argomenti, dal volo degli uccelli all’abbozzo di piccoli oggetti d’uso quotidiano; sarebbe semplicemente assurdo pensare che tutto ciò che sia riportato sul Codice sia presente in quanto oggetto dell’incarico del Duca Valentino, anche perché Leonardo era un uomo che, nonostante i suoi 50 anni, conservava sempre la curiosità di un bambino e annotava anche piccole note o schizzi poco interessanti per la maggior parte delle persone e men che meno per il Duca.

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Ma si può affermare di più: se confrontiamo lo scopo genericamente riportato sulla lettera patente (provvedere alla sistemazione dei luoghi e delle fortezze) e la mappa di Imola, lavoro probabilmente commissionato a Leonardo dal Duca Valentino data la cura e il tempo necessari nell’effettuare il lavoro, abbiamo sotto gli occhi il contrasto tra quanto effettivamente commissionato e quanto la Lettera invece genericamente attribuisce a Leonardo. E’ vero come si ritenga che a Imola Leonardo e il Duca Valentino si siano probabilmente rincontrati e quindi vi possano essere state nuove commissioni richieste, ma è altrettanto vero che fino a nuove fonti disponibili il tutto resta solo nel campo delle mere supposizioni.

imola

Se può essere di consolazione, non sono immuni da castronerie nemmeno i libri di scrittori affermati come il russo Dimitri Mereskovskij, che a pagina 162 del suo libro “Leonardo da Vinci” tra altre imprecisioni dichiara come Leonardo “scavò il Porto Cesenatico (…) e lo congiunse, mediante un canale, con Cesena”. Quella dello scavare un canale per congiungere Porto Cesenatico con Cesena ovviamente è un falso storico e deriva da una cronaca del 1501 del Caos di Giuliano Fantaguzzi (foglio 61r), quando ingegnere del Duca Valentino non era Leonardo da Vinci ma Francesco Spezante. La cronaca riporta brevemente quanto segue: “Lo ingegnero del duca volea condure le barche dal Cesenatico a Cesena”. Quindi non solo il progetto (mai realizzato) è precedente a Leonardo ma soprattutto non abbiamo prove del fatto che Leonardo vi abbia mai lavorato.

In definitiva non vuole essere questo un insieme di articoli redatti allo scopo di sminuire il rapporto tra Leonardo da Vinci e Cesenatico e men che meno allo scopo di abbandonarsi a mere pignolerie. L’obiettivo, o quantomeno la speranza, è di favorire una sempre maggiore coscienza collettiva di ciò che rappresenta realmente la storia della nostra cittadina e delle fonti che la raccontano.

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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