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a cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Tra i personaggi celebri del Rinascimento che hanno soggiornato in terra di Romagna, e più specificatamente a Cesena, spicca certamente il politico e scrittore fiorentino Niccolò Machiavelli, celebre soprattutto per il suo capolavoro “Il Principe”. La sua prima permanenza documentata a Cesena si inserisce nell’ambito di una missione diplomatica a seguito della sua nomina a Segretario della Repubblica Fiorentina, nata nel 1494 dopo la cacciata dei Medici grazie anche alle continue invettive del Savonarola, frate domenicano.

Niccolò Machiavelli

Siamo agli inizi del 1500 e l’attivismo di Cesare Borgia sul fronte dell’Italia centrale preoccupa non poco la neonata Repubblica; Pier Soderini, gonfaloniere, affida quindi a Machiavelli l’incarico di entrare in contatto diplomatico col Borgia, detto anche Duca Valentino, per confermargli l’amicizia di Firenze e, ovviamente, per tener d’occhio le sue mire espansionistiche. Ricevuta la “Legazione al duca Valentino – Commissione a Niccolò Machiavelli deliberata a’ di 5 ottobre 1502” parte immediatamente verso Imola da dove, già il 7 ottobre, manderà un primo resoconto epistolare al governo della Repubblica. Tra l’altro è abbastanza probabile che proprio ad Imola abbia incontrato Leonardo Da Vinci, con cui aveva stretto amicizia pochi mesi prima ad Urbino. Questo incontro segna una sorta di passaggio di testimone tra i due grandi personaggi al seguito del Borgia pur se con differenti ruoli; Leonardo lasciò Cesena per Imola tra l’8 e il 10 ottobre 1502 mentre Machiavelli la raggiungerà da Imola il 13 Dicembre.

machiavelli

Machiavelli

Da Cesena il Machiavelli scriverà 6 lettere di resoconto, datate 14, 18, 19, 20, 23 e 26 dicembre, che testimoniano quindi una permanenza di circa due settimane; la lettera successiva, inviata da Senigallia, è del 31 dicembre. In questa corrispondenza, pur se intensa di indicazioni, non si percepisce una grande abilità nel carpire con astuzia informazioni o un’attività diplomatica carica di risultati come l’aggettivo “machiavellico” oggi possa suggerire. Arriva comunque a Cesena dal Borgia stesso la conferma dell’amicizia con Firenze, attestata a Machiavelli in udienza concessagli il 17 dicembre, conferma che in sostanza coincide con lo scopo principale della sua missione.

Machiavelli non riesce tuttavia a ottenere molto di più. Egli riporta ad esempio l’aneddoto di un diplomatico pisano, anche lui in udienza cesenate dal Borgia. Il Duca Valentino, probabilmente nell’intento di confermare saldi i rapporti, anticipa al Machiavelli di quell’incontro e, dopo 15 minuti di colloquio col pisano, richiama il fiorentino per riferirgli dell’esito. Questa cortesia però non lo convince del tutto dato che riporta di “avere avuti diversi ritratti di questa pratica, e come da uno mi era stato detto che non avevano parlato al duca, e dall’altro che gli avevano parlato due volte”. Sospetta quindi in sostanza che il Borgia applichi con lui l’arte della menzogna se non del doppio gioco e forse proprio in questi attimi cresce in lui un sentimento misto di diffidenza e ammirazione nei confronti dell’abilità diplomatica del Valentino che si riverserà poi ne “Il Principe”, da Borgia stesso inconsciamente ispirato.

Cesare Borgia

Cesare Borgia

Del resto l’ammirazione e lo smarrimento verso il mistero quasi totale sulle intenzioni politiche e militari del Duca Valentino sono dal Machiavelli messe nero su bianco quando pochi giorni prima di lasciare Cesena scriverà: “come io ho più volte scritto alle SS.VV., questo signore è segretissimo, né credo quello si abbi a fare lo sappi altro che lui: e questi suoi primi segretarj mi hanno più volte attestato che non comunica mai cosa alcuna se non quando e’ la commette, e commettela quando la necessità strigne, e in sul fatto, e non altrimenti”. Questa sua grande astuzia genera un forte senso di colpa in Machiavelli stesso che prosegue: “io prego VV.SS. mi scusino, né m’imputino a negligenza quando io non satisfaccia alle SS.VV. con gli avvisi, perché il più delle volte io non satisfo etiam (nemmeno) a me medesimo”.

Se volete sapere come mai Machiavelli abbia lasciato testimonianza eterna di Cesena nel suo capolavoro, non perdetevi la seconda parte del racconto su LivingCesenatico a questo link.

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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