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A cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Agosto 1502: il grande genio rinascimentale Leonardo da Vinci passa per Cesena, al soldo di Cesare Borgia, lasciando una preziosissima testimonianza tramite appunti e schizzi sul Codice L, il suo taccuino di viaggio. In particolare sappiamo che arrivò a Cesena proprio in agosto sia perché lasciò un appunto sull’armonia delle acque della fontana della pigna a Rimini datato 8 agosto, sia perché ne lasciò due successivi datati 10 agosto (o più correttamente “alla fiera di San Lorenzo”) e 15 agosto, entrambi “a Cesena”. Leonardo ha 50 anni ed è già uno scienziato affermato. Esattamente 90 anni dopo, nell’agosto 1592, si troverà a passare per Cesena un altro grande genio della storia: Galileo Galilei.

Galileo Galilei

A differenza di Leonardo, Galileo non era ancora uno scienziato affermato. Proveniva da una famiglia in difficoltà economiche, che aiutava con ripetizioni private e lavori utili più che altro per far riconoscere il livello delle sue competenze. Le opere in cui si era distinto spaziavano dall’isocronismo del pendolo, alla “bilancetta” (uno strumento per calcolare il peso specifico dei solidi), fino al commento di Dante. In realtà Galileo aveva studiato medicina a Pisa (senza mai laurearsi) dato che il padre non vedeva sicurezza economica negli studi matematici, ma questi ultimi erano la sua vera passione e lo aveva convinto a farsi dare lezioni private. Nel 1587 presenta quindi istanza per insegnare matematica all’Università di Bologna (non era necessaria la laurea), istanza non andata a buon fine nonostante la raccomandazione del cardinale Enrico Caetani.

Ci riprova nel 1588, questa volta per un posto di insegnante di matematica all’Università di Pisa, e per ottenerlo chiede l’intercessione del futuro cardinale Francesco Maria del Monte, tramite suo fratello Guidobaldo del Monte. Il tentativo questa volta va a buon fine e nell’estate del 1589, a 25 anni, ottiene un contratto triennale dall’ateneo che accostava all’insegnamento della matematica quello dell’astronomia; la paga di 60 fiorini al mese, dalla metà a un decimo di quella dei suoi colleghi, era indice di quanto tali materie fossero poco considerate ma gli permetteva comunque di non gravare più sulla famiglia.

E’ proprio a Pisa che conosce il cesenate Jacopo Mazzoni, suo collega in quanto insegnante di filosofia, con cui stringe una grande amicizia anche se lo descrive come “huomo di grandissima memoria e di meravigliosa ostentatione nel discorrere ma non così fondato in filosofia in particulare, come molti credevano”. Di 14 anni più grande, Mazzoni studiò a Cesena e poi a Padova, diventando un convinto aristotelico. Divenne celebre nel 1587 grazie alla sua pubblicazione sulla “Difesa della Commedia di Dante”, opera a cui viene attribuito il merito di aver rilanciato gli studi e l’interesse sul Sommo Poeta. Aveva in precedenza insegnato all’università di Macerata e, dal 1588, a Pisa. Membro dell’Accademia della Crusca, presso la quale tenne diverse lezioni, verso fine secolo verrà chiamato da Papa Clemente VIII a insegnare filosofia all’Università la Sapienza; morirà nel 1598. Un affresco del 1839 di Giuseppe Bezzuoli, presente presso il Museo di Storia Naturale di Firenze e denominato “Galileo dimostra l’esperienza della caduta dei gravi a Don Giovanni de’ Medici“, li ritrae vicini; Galileo è quello che indica la tavoletta tenuta in mano dal Mazzoni. Possiamo senza dubbio considerare Jacopo Mazzoni tra i più grandi cesenati della storia.

Giuseppe Bezzuoli, “Galileo dimostra l’esperienza della caduta dei gravi a Don Giovanni de’ Medici”

Galileo testimonia da subito come non si trovasse benissimo a Pisa anche se proprio in questi anni stende alcune basi delle sue teorie con il “De Motu”, un trattato sul movimento dei corpi. Tuttavia ben presto intravede la fine del suo incarico; innanzitutto nel 1591 muore suo padre e lo stipendio ricevuto non sarebbe bastato per mantenere la sua famiglia, anche in caso di riconferma. Inoltre a contratto scaduto, agli inizi del 1592, perde ogni ultima speranza di ricevere alcun rinnovo anche a causa delle sue critiche meccaniche alla proposta “per votar la darsina di Livorno” rivolte a Giovanni de’ Medici, che non la prese bene; per la cronaca, le critiche si rivelarono poi fondate.

A questo punto non resta a Galileo che tentar di ottenere il posto di insegnante di matematica presso l’Università di Padova, nella Repubblica di Venezia, un ambiente stimolante il cui titolare della cattedra, tal Moletti, era deceduto nel 1588 e mai stabilmente rimpiazzato. Per ottenere intercessione in merito scrive quindi nuovamente a Guidobaldo dal Monte che gli risponde il 21 febbraio 1592 e lo invita passare da Monte Baroccio (oggi Mombaroccio, in provincia di Pesaro): “Et s’ella vorrà andar a Venetia questa state, io l’invito a passar di qua, che non mancarò dal canto mio di far ogni opera per aiutarla e servirla”. Galileo organizza quindi il suo viaggio da Pisa verso Monte Baroccio, che a sua volta proseguirà poi verso Padova e infine verso Venezia; è proprio nel raggiungere Monte Baroccio da Pisa che Galileo, nell’agosto 1592, passa per Cesena, probabilmente prima del 19 agosto dato che quel giorno alcune fonti lo indicano già a Padova.

Per conoscere di dettagli del passaggio di Galileo a Cesena non perdetevi la seconda parte dell’articolo, domani su LivingCesenatico a QUESTO LINK!

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