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Riceviamo e pubblichiamo

“Ritengo doveroso – scrive l’avvocato Valerio Rocchi – replicare al post (leggilo a questo link), apparso 2 giorni fa prima sul profilo personale FB di Papperini, poi su quello dei 5 stelle di Cesenatico, riportato anche da alcune testate giornalistiche on-line e di stampa, locali, in quanto la vicenda processuale de qua è stata narrata con estrema confusione, nel suo divenire, e con un finale di fantasiosa e sterile polemica politica”.

“La querelle trae origine da un post apparso in data 14.9.2017 sul profilo F.B. del Mov. 5 Stelle di Cesenatico, privo di paternità, che sosteneva che la Giunta Comunale di Cesenatico avrebbe acquistato, dal Comune di Cesena, il parco di Levante ad un prezzo esorbitante. In data 29.9.2017, commentavo quella notizia evidenziando che a Cesena in Consiglio Comunale i 5 stelle avevano votato contro la cessione del parco al Comune di Cesenatico perché sostenevano che venduto all’asta a blocchi separati il Comune di Cesena avrebbe realizzato molto di più e concludevo dicendo che per me dovrebbero cambiare nome e chiamarsi “Movimento 5 spanne””.

“A quel banale, ironico, ma veritiero, commento di politica locale, da parte del cittadino Valerio Rocchi (non del politico visto che l’esponente svolge la professione di avvocato e non ha alcun ruolo politico o tessere di partito) replicava un misterioso attivista 5 stelle con alcuni commenti che di seguito sintetizzo:
“Rocco The best !! Ma ce l’hai una vita e un lavoro o passi tutta la giornata a regalare consulenze creative in difesa del tuo genero e dei tuoi “datori” del PD. Non hai altro da fare che scrivere stupidate a tutta randa. Non cambi proprio mai… ma che mattacchione”. “Grande Rocco… perle di saggezza !! Il solito maleducato e incompetente. Allora è proprio vero quello che dicono di te… VA VA !! ” “Mitico Rocco !! Personale, diffamazione, screen… le parole magiche dell’ avvocatuccio di periferia che minaccia cani e grillini… VA VA !! ” Ecco quelli sopra sarebbero i commenti di “critica politica accesa” di un “vero democratico 5 stelle”.

“Avevo chiesto all’interlocutore, piuttosto nervoso, visti il tenore dei commenti, di identificarsi senza ricevere risposta: evidentemente all’epoca chi scriveva quelle frasi pesanti al mio indirizzo, storpiando il mio cognome in Rocco, senza entrare nel merito politico della vicenda parco di Levante, non aveva il coraggio delle proprie azioni, come sovente fanno su FB i c.d. leoni da tastiera. Sfido chiunque a vedere cosa ci sia di politico nelle frasi rivolte al sottoscritto da quell’interlocutore, che non si voleva fare identificare, e che solo grazie alle indagini dei Carabinieri di Cesenatico è stato poi individuato nella persona di Alberto Papperini”.

“Fa piuttosto sorridere vedere dunque il comunicato stampa dei 5 Stelle/Papperini nel quale viene favoleggiato un movimento (ovvero Papperini) vessato, perseguitato che non si fa intimidire, quando, di contro, a fronte di una lecita, pacata e puntuale osservazione sul parco di Levante, da parte di chi scrive, Papperini, in data 29.9.2017, invece di spiegare le ragioni per le quali egli riteneva esoso il prezzo del parco di Levante, diversamente dai 5 stelle cesenati che lo ritenevano esiguo, se ne usciva, coperto da anonimato, con quei citati commenti”.

“Le frasi riportate nel comunicato stampa di Alberto Papperini “ignoranza giuridica da vergogna ragazzetto, poveretto, bagnino stagionale già esperto di sanità, ti rimane la carriera di bagnino” non avevano nulla a che fare con i citati commenti diffamatori del 29.9.2017 e contenuti nel post pubblicato dai 5 Stelle il 14.9.2017.
Quei commenti su FB, a me attribuiti, vanno storicamente inseriti negli anni 2015 e 2016, ed erano peraltro, per la gran parte, in risposta ad altri pregressi commenti e forti attacchi personali di Papperini nei miei confronti e non dovevano, e potevano, secondo una copiosa giurisprudenza, essere posti in correlazione con il nuovo episodio del 29.9.2017 e dunque il GIP, a giudizio di chi scrive, non ha correttamente applicato l’istituto dell’esimente da accesa critica politica anche perché non ha probabilmente considerato che nello scambio di commenti del 29.9.2017, all’interno del post del 14.9.2017, il sottoscritto non sapeva assolutamente che l’interlocutore fosse Papperini, che mai si era qualificato, tanto che la querela da me sporta in data 13.12.2017 era contro IGNOTI: anzi all’epoca sospettavo che quelle frasi le avesse proferite un altro esponente 5 Stelle, che in passato, in qualche occasione, mi aveva dileggiato storpiando il mio cognome in Rocco e al quale avevo attribuito il nomignolo di bigoli.

Ritengo dunque, pur nel rispetto della decisione, che il GIP non abbia in realtà, in questa vicenda, applicato i principi espressi dalla famosa “sentenza-decalogo” di Cass. Sez. I., 18 ottobre 1984 n.5259, poi divenuti diritto vivente nelle tante successive sentenze, in base ai quali anche la critica politica è ammissibile solo in quanto rispetti comunque i requisiti cogenti di verità dei fatti, di continenza della forma espositiva e perseguimento dell’interesse pubblico”.

“La Suprema Corte di Cassazione (n. 32668 del 16 luglio 2018) ha peraltro sancito che l’offesa può trovare giustificazione nella sussistenza del diritto di critica, a condizione che non si traduca in una gratuita ed immotivata aggressione alla sfera personale del soggetto passivo ma sia “contenuta” nell’ambito della tematica attinente al fatto dal quale la critica ha tratto spunto.
Sfido chiunque a ritenere quelle risposte sgradevoli di un anonimo 5 stelle, poi identificato dai Carabinieri in Papperini, “contenute nell’ambito della tematica attinente al fatto dal quale la critica ha tratto spunto”, perché quelli sono palesemente gratuiti e ingiustificati insulti personali e professionali, totalmente disancorati dalla questione “parco di Levante”. Papperini, nel suo comunicato, ha letteralmente inventato un caso politico da una semplice fattispecie giudiziaria, per ora a lui favorevole, coinvolgendo addirittura il Sindaco di Cesenatico, Matteo Gozzoli, che nulla ha mai saputo di questa vicenda fino alla pubblicazione del post di Alberto Papperini sulla sua pagina FB”.

“Strumentalizzare vicende giudiziarie, di rapporti fra singoli, ipotizzandole come intimidatorie verso i 5 stelle, o singoli attivisti, è un fatto, questo sì, che reputo assai grave oltre che una evidente forma di pubblico vittimismo.
E che le citate frasi contro l’esponente, postate in data 29.9.2017, da colui che i Carabinieri identificarono in Papperini, non fossero proprio consone alla questione del parco, e non fossero dunque una lecita critica politica, lo disse pure l’attuale candidata 5 stelle a consigliere alle prossime elezioni regionali dell’Emilia Romagna, Jessica Amadio in un commento su FB in data 3.10.2017 che di seguito si riporta testualmente”.

““concordo che sulla pagina del Movimento è successa una cosa grave e nessuno è contento di ciò che è successo e che il sig. Rocchi non doveva subire tali parole I messaggi non sono stati cancellati proprio per nostra trasparenza anche nel sbagliare”. Il pensiero della Amadio è la prova di come il comunicato stampa sulla vicenda, dei 5 stelle a trazione Alberto Papperini, inventi letteralmente un caso politico di intimidazione (?) visto che l’unico vero intimidito in questa storia è stato il sottoscritto che, in data 29.9.2017, si era permesso di criticare il pensiero dei 5 Stelle di Cesenatico sul parco di Levante e che ha pubblicamente ricevuto da un “celato” Papperini insulti personali e professionali: e che cosa sono quelle turpi espressioni se non la volontà di impedire a chi non la pensa come i 5 stelle di esprimere il proprio dissenso in quella pagina?”

“Quegli insulti che ho ricevuto il 29.9.2017, ritenuti gravi nei miei confronti dalla stessa Amadio, sarebbero dunque il modo di esternare pensieri politici da parte di Papperini? Lascio la risposta a chi avrà la benevolenza di leggere questo comunicato. Ribadisco che ho sempre rispettato, e rispetterò, le decisioni dei Magistrati, ma che non li ho mai considerati infallibili. Ricordo infine, per completezza di esposizione, che un’archiviazione al termine delle indagini preliminari non costituisce un giudicato al pari di una sentenza di assoluzione e non è un giudizio definitivo sulla liceità o meno di determinate frasi, atteso che l’ipotizzato illecito penale, ancorché archiviato, potrebbe, in linea teorica, sempre essere accertato in sede civile”.

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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