fbpx
 
 
 
 

Sono costretti a lavorare tutti i santi giorni (“perché il vivaio, per non morire, deve restare a galla”), ma – più il tempo passa – più l’ansia di veder vanificati tutti i loro sacrifici cresce.

Sono gli allevatori della Società Cooperativa Mitili Srl di Cesenatico, un’azienda leader nel commercio di cozze in Italia e all’estero che riunisce 38 produttori locali e 14 imbarcazioni che lavorano a circa cinque miglia dalla costa su una concessione di oltre 5 milioni di metri quadri. Una mini-flotta di abilissimi allevatori che, ormai da 25 anni, esporta in tutto il mondo un prodotto nostrano certificato di altissimo pregio.

Quello della miticoltura, del resto, è un comparto strategico nella filiera ittica locale con fatturati in crescita, livelli occupazionali importanti e quattro sbocchi commerciali ormai consolidati: oltre a Cesenatico, i mercati ittici di Napoli, Milano e Valencia.

“Fino alla scorsa settimana qualcosa si è venduto – spiega Alessandro Del Bene, uno dei principali soci della Cooperativa – ma, da lunedì, i volumi d’affari si sono praticamente azzerati. A Milano, come noto, tutto è bloccato da tempo e anche al mercato di Napoli, ormai, non si vende più una cozza. Ci eravamo illusi con la Spagna, ma proprio la città di Valencia è l’epicentro di uno dei principali focolai di Covid-19 e dunque, anche su quel versante, le esportazioni sono ferme. Per quanto riguarda il mercato locale, infine, con la rete di ristoranti ancora chiusa, è tutto bloccato e, da questa settimana, non si vende più nulla. Il problema è che siamo nel cuore della stagione e dunque, ogni giorno che passa, l’ansia per il futuro aumenta”.

Una situazione drammatica perché le cozze sono ormai adulte (5-7 centimetri) e pronte per essere raccolte. Ancora poche settimane e poi si rischia il deperimento: “Ma i danni – prosegue Del Bene – potrebbero non essere circoscritti solo al 2020. Ogni qual volta si raccoglie il prodotto maturo, infatti, lo si sostituisce con il mitile giovane, che ha un ciclo di allevamento tra i 13 ed i 15 mesi, e che dunque viene impiantato nel filare per la prossima stagione. Ma se il vivaio è pieno anche i nuovi impianti sono bloccati e, per almeno un biennio, si rischia di restare senza prodotto”.

Anche questa categoria professionale attende, come tanti, le disposizioni del maxi-decreto “cura Italia” per capire se lo Stato, in questa fase d’emergenza, verrà incontro agli allevatori: “Sperare non costa nulla – conclude Del Bene – anche se, in passato, ogni qual volta si è verificata una calamità, ce la siamo dovuta sbrigare da soli senza l’aiuto di nessuno. Oggi, però, l’emergenza è nazionale, dunque l’auspicio è che, almeno stavolta, qualcuno si ricordi di noi”.

E la Marineria di Cesenatico? Quale scelta ha fatto?

 
Inviando questo modulo acconsenti al trattamento dei dati secondo le vigenti norme di Privacy e diritto di autore. Per maggiori informazioni vai alla pagina Privacy e Cookie.

Leave a Reply