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a cura di Mario Pugliese
foto di Mazza
Esattamente un mese fa – il 7 marzo – a Cesenatico veniva diagnosticato il primo contagio da Covid-19. Era il segno – tanto temuto – che quel virus cinese, di cui avevamo sentito parlare solo in tv, era arrivato tra di noi. La reazione fu, come sempre, scomposta e, tra virologi da bagaglino e complottisti onniscienti, partì un’insensata caccia all’untore (“abbiamo il diritto di sapere”, strepitavano nevrotici i post sui social). Poi, giorno dopo giorno – a Cesenatico come in tutto il mondo – i casi sono aumentati e abbiamo capito che identificare il “paziente zero” non avrebbe cambiato le cose.
quarantena cesenatico
All’inizio, diciamo la verità, il clima era quello da “villaggio di vacanza”: niente scuola, niente lavoro (al massimo lo smart-working in tuta e ciabatte), le serie bulimiche di Netflix, i flash-mob patriottici sul balcone, i lenzuoli “Andrà tutto bene” e la ritrovata intimità familiare. Poi, col tempo, abbiamo capito che la reclusione non sarebbe stata una questione di giorni, forse neppure di settimane. E allora, con l’incubo di una stagione turistica davvero a rischio, abbiamo iniziato a preoccuparci. Sul serio. Perché questo paese vive in simbiosi con il turismo e, senza di quello, a settembre saremo tutti più poveri e più indebitati.
Con sullo sfondo la macabra prospettiva di un lockdown prolungato fino al 3 maggio, questi sono i giorni di una nuova, più cruda, consapevolezza. I conti correnti cominciano a scendere, i ragazzini a scalpitare e l’idea che “nulla sarà più come prima” comincia a farsi largo anche tra gli ottimisti più irriducibili.
Che cosa resterà di questa quarantena? Una grande lezione di vita e le immagini funeree di una Cesenatico che non vorremmo vedere mai più. E così, anche per esorcizzare lo spettro di un Covid-20, abbiamo fotografato gli scorci più caratteristici della nostra città, quelli che – da sempre – racchiudono l’identità della nostra storia e delle nostre radici.

Nudi, deserti, svuotati da ogni bisbiglio, i palazzi di Cesenatico oggi sembrano mausolei di una comunità quasi estinta, come la Pripyat del dopo-Chernobyl. Imponenti e silenziosi, sigillati, scheletrici e defraudati da ogni refolo di vita, come sentinelle del nulla, aspettano senza memoria il ritorno alla normalità.

La situazione attuale.

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One Comment

  • Antonella ha detto:

    Ciao a tutti, sono Antonella e abito a lodi (lo). Vi leggo tutti i giorni x cercare qualcosa di bello almeno nella mia Cesenatico che vivo tutti gli anni a settembre…ma purtroppo vedo le stesse cose che ci sono pure qui. Sembra tutto un incubo…ma prima o poi ci sveglieremo! Vi amo tutti…continuate così…vorrei delle web cam in più in spiaggia così sarei proprio li con voi. Un abbraccio virtuale a tutti!!!!

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