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“Ci vogliono i dossi”, “il comune spreca soldi come al solito” ecc ecc. Questi alcuni commenti che si sono sprecati nella scorsa settimana nel match “Denti di drago”. L’arena è quella dei social dove molti hanno la risposta in tasca ad ogni quesito. Anche se le basi sono sbagliate.

Partiamo dal primo dato di fatto. I tratti interessati (Sp 33 via Campone Sala e sulla Sp 98 via Canale Bonificazione) dai denti di drago sono di competenza della provincia che è la proprietaria di quei due tratti di strada. Non il comune. Secondo elemento riguarda i dossi. Tanto vituperati finché c’erano, tanto richiesti ora che non ci sono più. Non sono stati tolti perché dovevano essere sostituiti con i denti di drago per un vezzo, sono stati tolti perché ostacolavano le ambulanze. Non sono più regolari e sono stati tolti. Nessun complotto, nessuno studio sopraffino per celare chissacosa, ma il sano e doveroso pensiero a chi è in emergenza.

Intervallo spiegone:

“Con il parere 26 ottobre 2011, n. 5274  il Ministero ha chiarito che il loro uso è consentito solo su strade residenziali, in parchi pubblici e privati e nei residence ed è invece vietato “su strade che costituiscono itinerari preferenziali dei veicoli normalmente impiegati per i servizi di soccorso e di pronto intervento”.

Ci vogliono i dossi!

Il Ministero in caso di incidenti riconducibili alla loro collocazione può dar luogo a responsabilità civile e penale in capo a chi ne ha disposto la collocazione o a chi non ne ha disposto la rimozione. I dossi delle due strade provinciali furono installati nei primi anni 2000 sempre ad opera della provincia.

Come funzionano. Forse presi da una foga giustizialista nei confronti di chi cerca di far rispettare le regole ci si dimentica di puntare il dito contro chi ha reso necessarie le misure: chi corre troppo. I denti di drago sono un esperimento e hanno l’intento di far percepire all’utente che sta entrando in una zona di forte interesse urbano, inducendolo ad una maggiore attenzione e prudenza,  giocando sull’effetto ottico generato dalla segnaletica di “chiusura” degli spazi disponibili in corsia. Una iniziativa del genere è stata  promossa dalla Città Metropolitana di Bologna.

Sono sicuramente pericolosi perché si scivola e forse sono illegali

“Non mi risulta che possano essere pericolosi – ha spiegato il sindaco Matteo Gozzoli -, sono realizzati con le stesse vernici delle strisce pedonali e degli altri segnali presenti in strada”.

Il solito spreco per le casse comunali

“Il Comune non ha investito alcuna somma nei lavori perché sono di esclusiva competenza provinciale, l’unico investimento che stiamo valutando al momento è l’estensione di ulteriori Velo Ok per contribuire alla riduzione della velocità e alla sicurezza stradale”.

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Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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