Una riduzione delle giornate di pesca nel 2021 per il Mediterraneo centrale. E il rischio di un taglio simile anche per l’Adriatico. Le cooperative della pesca italiane lanciano un appello al Governo affinché blocchi il piano della Commissione europea (volto a proteggere il mare dalla pesca eccessiva, almeno nelle intenzioni) e chiede a tutte le marinerie di manifestare nelle forme consentite durante il Consiglio Ue Agrifish del 15 e 16 dicembre, in cui gli Stati membri dovranno decidere se e come dar seguito alla proposta di Bruxelles.
Così anche la marineria di Cesenatico manifesta la sua preoccupazione e lo fa tappezzando il Mercato Ittico di slogan: “No a ulteriori tagli alla pesca”, “Tagli fino al 30%, la pesca muore” e ancora “Difendiamo i posti di lavoro”…
In particolare si parla di pesca allo strascico. “Nel 2019 hanno ridotto le giornate di pesca dell’8% – spiega il direttore della Casa del Pescatore di Cesenatico, Mario Drudi – Nel 2020 del 10% e adesso parlano di un’ulteriore riduzione del 15%. Questo significa che le barche a strascico avranno altri 10-11 giorni all’anno di fermo che aggiunto ai 30 giorni di fermo pesca, a un giorno in meno nelle 10 settimane dopo il fermo pesca e ad altre 15 giornate all’anno, si mette a rischio l’intera filiera della pesca”.
A tutto questo va aggiunta una flotta dimezzata negli ultimi 15 anni, la possibilità di pescare entro le 3 miglia e la questione delle maglie delle reti. “Si tratta di imprese che faranno sempre più fatica a sostenersi – continua Drudi – Si rischia di mettere in ginocchio le marinerie e i Mercati Ittici italiani. La paura è che stiano mettendo in atto la stessa politica del tonno rosso e del pesce azzurro. In sostanza il pesce del nostro mare noi non lo possiamo pescare e aspettiamo che lo pescano gli altri Paesi”.
Una protesta che ha visto muovere anche l’assessore regionale alla pesca dell’Emilia Romagna e il sindaco di Cesenatico, anche in vista del Consiglio Ue Agrifish del 15 e 16 dicembre quando verrà rappresentato il problema italiano, ma non solo perchè diverse polemiche si stanno sollevando anche in Francia e in Spagna.
“Tutto questo avviene in un anno difficile come quello che stiamo attraversando – conclude Drudi – La mia paura è che si tratti di un lobbismo mascherato da ambientalismo”.