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Da una parte i sorrisi di chi, stanco di una città spenta e deserta, ha rivisto, dopo tanto tempo, Cesenatico riempirsi di gente nel weekend. Dall’altra i volti tesi di chi non vede gente ma solo “assembramenti” e ricorda che “anche ieri in città ci sono stati quindici contagi…”.

Fino a quando il Covid albergherà tra di noi sarà questa la polemica più ricorrente nel mondo brulicante dei social che, anche ieri, come sempre, hanno regalato un fedele spaccato della nostra comunità: una parte di commenti entusiasti per una città tornata a rianimarsi con i locali strapieni e le vie del centro a ricordare l’estate e una parte di commenti preoccupati per quelle distanze sociali un po’ saltate, per le strette di mano non igienizzate e per quelle mascherine abbassate sotto il mento.

 
 
 
 

Sullo sfondo, va detto, la situazione sanitaria lancia ancora segnali poco incoraggianti perché, con 194 casi accertati, Cesenatico sta vivendo uno dei picchi più insidiosi della sua breve storia pandemica. Dall’altra parte ci sono le ragioni del mondo produttivo che, lasciato per troppo tempo a reddito zero, non ha più margini per aspettare. Anche perché, come si temeva, i ristori arriveranno con il treno della ghiaia e certo non compenseranno tutte le perdite di questi mesi.

La parola d’ordine dunque diventa “buon senso”, ovvero la capacità di spigolare tra le regole di prudenza imposte dal Covid e la necessità di continuare a lavorare. In attesa che la campagna vaccinale faccia il suo corso, non ci resta che la strada della convivenza. Ieri a Cesenatico molti l’hanno capito. Qualcuno, bisogna ammetterlo, ancora no.

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