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Incrociamo le dita. Oggi sapremo se l’Emilia Romagna – dopo 18 giorni in giallo – tornerà in fascia arancione.

“Siamo in bilico” ha ammesso ieri l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini che – a margine di un colloquio con i giornalisti – si è anche chiesto quanto sia efficace “questa strategia dell’Italia maculata nella quale il virus rimbalza, si impenna e poi decresce nelle varie regioni”. Secondo Donini, infatti, sarebbe più utile una visione generale del nostro Paese

“magari intervenendo nelle situazioni circoscritte dove ci sono espressioni di forte propagazione del virus o pericolosi scenari di focolai”.

In ogni caso, di cambiare le regole – per il momento – non se ne parla. Non ci sono i tempi tecnici e neppure la volontà politica visto che la variante inglese – ormai stabilmente presente anche nella nostra regione – ha spento anche quel refolo di ottimismo che, con l’inizio della campagna vaccinale, cominciava a diffondersi.

 
 
 

In Emilia Romagna, va detto, c’è una situazione non critica per quello che riguarda i ricoveri: siamo ampiamente sotto la soglia del 30% in terapia intensiva e del 40% nei reparti Covid. Il problema è che i contagi sono tendenzialmente in aumento per colpa delle mutazioni genetiche del virus:

“Il Governo – ha detto ieri Donini – dovrebbe tenere conto di vari fattori, di vari indicatori. Certamente non bisogna perdere di vista la propagazione del virus ma, prima di mandare una regione in fascia arancione, bisognerebbe tener conto anche di una situazione che ad oggi non è a livello di guardia per quello che riguarda la saturazione degli ospedali”.

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