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Life is now, certo. Ma non a Cesenatico dove, turisticamente parlando, un lockdown a febbraio danneggia ma non uccide le attività. L’occhio degli operatori della vacanza va un po’ oltre il calendario perché, dopo la Pasqua in clausura del 2020, almeno quest’anno a primavera tutti si aspettano di tornare a lavorare.

E allora, pensano in tanti, un lockdown oggi potrebbe salvare la stagione turistica e mettere in sicurezza quei fatturati che, di riffa o di raffa, fanno girare l’economia nella nostra città.

Così la pensa anche Simone Battistoni, presidente del Sib, il sindacato degli operatori delle spiagge che fa capo a Confcommercio che, in un’intervista alla redazione regionale del Corriere della Sera, ha ben chiarito la sua posizione: “Siamo contrari a chiusure generalizzate. Se dovessimo guardare al senso assoluto noi bagnini diremmo senz’altro sì a una zona rossa di due mesi che riduca i contagi al minimo prima dell’arrivo del caldo che – abbiamo visto – sembra indebolire questo virus. Per noi significherebbe lavorare al massimo, fare il pieno di clienti”.

 
 
 
 

Ma Battistoni sa che il turismo non si fa solo in spiaggia e allora ammette: “Non possono essere solo i bagnini a lavorare con il vento in poppa. È tutto il comparto turistico a dover funzionare, dagli albergatori ai ristoratori, che soffrirebbero in maniera eccessiva un lockdown prolungato. Allora meglio chiudere in maniera selettiva quelle aree dove si sviluppano focolai importanti, questo sì. E poi in generale la salute viene prima di tutto”.

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